Riceviamo e con piacere e orgoglio pubblichiamo questa testimonianza di Gabriella Gregorio sulla grenache etnea, varietà che un pugno di artigiani sta valorizzando e la cui presenza sul vulcano è – come leggerete – centenaria. Un post frutto di una ricognizione durata mesi, che ha visto Gabriella visitare gran parte delle vigne e delle cantine citate nel post. (jacopo cossater)
Da una fotografia si riaccende un ricordo. Ore 19:25, in Contrada Tartaraci Soprana sul versante ovest dell’Etna, in una sera piena di grazia di fine agosto. Al tramonto, elemento indispensabile, come in una composizione artistica che per Klee, “non riproduce il visibile, ma lo rende visibile”, in uno scenario atemporale, selvaggio e addomesticato che si nutre di energia vulcanica. In quel momento esatto e di luce definita, in una vigna di grenache sui 1.100 metri s.l.m., ascoltavo due amici vignaioli scambiare assaggi, pareri tecnici, visioni e sogni. In fondo un germe di comunità, che cresce intorno alla coltivazione della vite e al vino.
Tramonto da Vigna Vincenzino, I Vigneri – Tartaraci Soprana, 1.050 metri s.l.m. – Bronte, versante ovest dell’Etna
La grenache dell’Etna! Uno dei vitigni più rappresentativi della viticoltura dei paesi del Mediterraneo occidentale ha una storia unica sul vulcano più alto e attivo d’Europa.
Chiamato nei dialetti locali “granacciu, granazzu, ranaci o granacelo”, questo vitigno ha una sua vocazionalità nel territorio etneo: mantiene ancora viti centenarie ad alberello e a piede franco, e cresce rigoglioso in vigne di rara bellezza selvatica. Non saranno quelle rimaste dal passaggio degli spagnoli in Sicilia, perché la grenache, o meglio l’alicante proviene proprio dalla Spagna.
Sebbene la storia inizi dal XV secolo, il carattere etneo della Grenache si consolida nella seconda metà dell’Ottocento. Per aver ordito la feroce repressione della Repubblica napoletana volta a ripristinare la reggenza di re Ferdinando I di Borbone, l’ammiraglio Horatio Nelson venne nominato primo duca di un vasto territorio fertile tra Bronte e Maniace, sul versante ovest dell’Etna. Nella Ducea di Bronte, la Grenache sarà alla base di un progetto di coltivazione della vite, con vigneti che raggiungono l’estensione di 45 ettari, per migliorare la produzione di vino in Sicilia e la sua commercializzazione in Inghilterra (nel 1890, un vino della Ducea venne ufficialmente presentato e apprezzato a Londra), e competere nel mondo con i vini di Marsala, Porto e Madera. Per questo scopo, entra in gioco la competenza francese in materia enologica, stabilendo che la grenache noir del Roussillon era da prediligere in quella zona, rispetto ad altri contendenti quali la syrah, il tinto negro e palomino, e lo stesso nerello mascalese, in quanto dimostra di essere un vitigno più produttivo, con maturazione precoce, a elevata fertilità basale della pianta e contenuto zuccherino, e con foglie più resistenti al vento.
Nonostante la diffusione della filossera nei vigneti della Ducea, cominciata dalla fine del 1894, e la conseguente distruzione di tre quarti della superficie vitata accertata nel 1915, la grenache sopravvive — e viene utilizzata per ripopolare le vigne con innesto su vite americana — per poi continuare a svilupparsi dal versante nord–ovest (Randazzo, Bronte e Maniace) a quello sud-ovest nella zona di Biancavilla fino al 1960.
A Randazzo, in contrada Gurrida, vi è ancora uno dei pochi vigneti di grenache rimasti a piede franco, scampato alla filossera poiché le viti sono sempre state sommerse stagionalmente dall’acqua, che forma un lago, proteggendo così questo patrimonio vitivinicolo ultracentenario. La storica azienda Gurrida ha smesso di produrre nel 2008. Mentre l’esistenza dei vigneti di proprietà della Ducea si conclude nel 1981, anno in cui fu venduto l’ultimo appezzamento.
Attualmente si respira aria di grande fermento, un interesse crescente verso una viticoltura di recupero e di rivalutazione di questo vitigno, a tutti gli effetti autoctono e parte della tradizione locale (vinificato per il consumo domestico in quanto presente nella consuetudine della vigna mista) e già utilizzato in blend con il nerello mascalese, tra il 20/40 per cento, per produrre vini rossi etnei.
Nel versante ovest, nelle contrade di Tartaraci e Nave, sui 900-1.200 m s.l.m., altitudini sulle quali il nerello mascalese inizia a soffrire, la grenache spicca come la principale uva a bacca rossa e questo permette di ottenere Grenache in purezza o come componente principale dell’uvaggio. È possibile vinificarla al 100 per cento anche sui 1.000 metri di quota a Randazzo in contrada Santa Caterina, e sul versante sud-ovest ad Adrano e a Biancavilla, dove esiste, sugli 860 metri di quota, in contrada Guardiamaio, un caso sui generis di vigna completamente piantata con alicante della Galizia e di 50 anni di età.
Vigna degli Architetti, Lato Sud – Contrada Guardiamaio, 860 m s.l.m. – Biancavilla, versante sud-ovest dell’Etna
La grenache etnea genera fascinazione nei produttori sia locali che di altre regioni italiane o stranieri, attirati dalle sue potenzialità e il carattere territoriale che si esprime in vini allo stesso tempo mediterranei e di montagna. Si possono apprezzare versioni di Grenache dal colore rosso scarico al rubino acceso, leggere, con sentori di lampone, fragolina di bosco, ciliegia, e rabarbaro, profumate di macchia mediterranea, a quelle più impetuose, profonde, concentrate, calde, speziate, con tannini vibranti e acidità spiccata, ma tutte figlie del vulcano, persistenti e indimenticabili.
È un vitigno per sua natura versatile, sull’Etna oggetto di sperimentazione dei suoli, di buone pratiche in vigna e differenze di stile in cantina, e che in base al versante, l’altitudine (“più si sale e più diventa elegante” come sottolinea il viticoltore Salvo Foti), la composizione ed esposizione dei suoli, e al fattore umano — ovvero la sensibilità, maestria ed esperienza di chi la coltiva e vinifica — mostra mille anime.
Pianta ad alberello di grenache, La Ripresa – Contrada Tartaraci Sottana, 980 m s.l.m. – Bronte, versante ovest dell’Etna
Mediamente non si superano le 2/3 annate di vini da uve grenache in purezza o quasi, in maggioranza orgogliosamente curate in vigna e vinificate, con tecniche non invasive, dagli stessi proprietari delle cantine. La coltivazione e produzione sono al momento di nicchia, e bisognerebbe propagare le piante per non perdere il prezioso bagaglio varietale. Dopo più di due secoli dalla diffusione massiccia iniziata sul versante occidentale, si apre un nuovo capitolo della sua storia da vitigno autoctono della regione etnea, per mano dei custodi di un territorio dove si pratica una viticoltura eroica, ecosostenibile, tradizionale, creativa, guardando al futuro e alle sue sfide.
Un brindisi con la Grenache etnea, nella vigna di Giardini ColeRinger – Contrada Nave, 1.000 m s.l.m. – Bronte, versante ovest dell’Etna
A seguire, una lista di cantine che ho visitato personalmente (vigne incluse), oppure delle quali ho potuto assaggiare i vini.
Versante Nord
Masseria Case Rosse
Santa Caterina (90% Grenache, 10% Nerello Mascalese)
Annata: 2020, 2022 in affinamento
Contrada Santa Caterina
Suolo vulcanico, 1.000 metri s.l.m.
Randazzo
Versante Ovest
I Vigneri
Radica (100% Grenache)
Annata: 2020, 2021, 2022
Contrada Tartaraci Soprana
Vigna centenaria
Suolo vulcanico, 1.050 m s.l.m.
Bronte
Giardini ColeRinger
Nessun Ci Dividerà (70% Grenache e 30% Nerello)
Annata: 2022
Contrada Nave
Vigna tra viti centenarie e di 30 anni
Suolo di sabbia vulcanica, tra i 900 e i 1050 m s.l.m.
Bronte
Enotrio
Dejanira (100% Grenache)
Annata: 2020, 2021, 2022
Contrada Nave
Vigna centenaria
Suolo vulcanico, 1.100 m s.l.m.
Bronte
Esperanza
Suami (70% Grenache e 30% Nerello Mascalese)
Annata: 2020, 2021, 2022 in affinamento
Contrada Nave
Vigna di oltre 20 anni
Suolo vulcanico, + 1.000 m s.l.m.
Bronte
Gustinella
Jungìmmune Rosso (70 % Grenache, 10% Nerello e 20% vitigni locali non ancora identificati)
Annata: 2020, 2021, 2022
Contrada Nave
Assemblaggio di diverse piccole vigne con viti dai 50 ai 90 anni
Suolo vulcanico sabbioso, 1.000-1.200 m s.l.m.
Bronte
La Ripresa
La Grenache (100% Grenache)
Annata: 2022
Contrada Tartaraci Sottana
Vigna di 80 anni
Suolo di sabbia vulcanica, 980 metri s.l.m.
Bronte
Sciara
1200 metri (100% Grenache)
Annata: 2020, 2021, 2022
Contrada Nave
Vigna di 70+ anni
Suolo di ceneri vulcaniche e sabbia, 1.200 m s.l.m.
Bronte
Versante Sud-Ovest
Grottafumata
Vigna degli Architetti (Alicante della Galizia)
Annata: 2019, 2020, 2021 e 2022 in affinamento
Contrada Guardiamaio
Vigna di 50 anni
Suolo vulcanico di basalto theoleiitico, 860 m s.l.m.
Biancavilla
Tremila
E. migrante (40% Grenache, 40% Nerello Mascalese; 20% Alicante Bouschet)
Annata: 2022
Contrada Solicchiata
Vigna mista di 60 e 20 anni
Suolo di sabbia vulcanica
780 m s.l.m.
Adrano
[immagine in apertura: Romain Cole – Giardini ColeRinger]