Noi: Marco Colabraro e Giorgio Michieletto, due amici con i piedi in Intravino, bevitori professionisti, viaggiatori e mangiatori curiosi, peso che varia tra i 70 e i 90 chili.
Lo confessiamo: beviamo con costanza, non tutte le settimane con lo stesso ritmo, sia chiaro, ma ogni tanto la bussola della moderazione la perdiamo.
Dopo le esagerazioni delle vacanze e prima dei bagordi delle feste arriva il momento in cui ci guardiamo e ci diciamo: “Questa sera nessuna bevuta mi ha esaltato; belle bottiglie, eh, ma è un po’ di tempo che nulla ci sorprende. Smettiamo per un po’?”.
Ci guardiamo di nuovo.
Smarrimento.
Poi, seri, prendiamo una decisione forte: un mese, ottobre, senza alcol. Il nostro “dry january” d’autunno.
31 giorni, cioè 31 pranzi e 31 cene, 744 ore, 44.640 minuti, 2.678.400 secondi.
Ne abbiamo bisogno perché:
siamo ingrassati
a volte ci sentiamo gonfi
non godiamo più come prima
vogliamo resettare il palato
vogliamo fare un check della nostra salute
abbiamo bisogno di un periodo in cui indirizzare le nostre curiosità altrove, la passione per il vino a volte corre il rischio di diventare totalizzante, non solo, di convogliare ogni discussione a tavola sui fermentati trascurando gli ospiti meno appassionati.
Sembra un’impresa impossibile.
Seconda confessione: Marco in passato ha sperimentato il digiuno intermittente, il digiuno assoluto per 5 giorni, ma questo non ha apportato nessuna miglioria né alla sua linea, né alla sua salute, né al suo umore. Giorgio ha già praticato il mese no alcol nel 2020 con risultati sorprendenti e pensa di farlo diventare una tradizione annuale.
Un mese intero spaventa, ma ormai è irrevocabile; ci sosterremo a vicenda e lo comunicheremo pubblicamente per non avere alibi e, in caso di fallimento, ricevere gli sberleffi.
Decidiamo di tenere un diario, prima giorno per giorno, poi settimanalmente, poi un po’ quando ci va.
Ecco alcuni stralci.
Giorno 3: peso invariato, rifiutati 3 inviti a cena per il prossimo mese, no a 2 compleanni nel fine settimana. Sulle chat di gruppo si parla soltanto di vino.
Giorno 6: -7 etti, sveglia prima del normale, desiderio di diminuire l’assunzione di caffeina. Simone Di Vito, editor romano di Intravino, ci scrive spesso per chiederci come va, parliamo di vino, parliamo troppo di vino. Ci prende in giro, lui ci ha sempre detto che “se dovemo da’ ‘na regolata”.
Giorno 12. -1,5 chili. È tempo di un check up: nei prossimi giorni prenotare esami del sangue. Umore non esaltante. Risposta del fisico non eccezionale: stanchezza eccessiva, difficoltà a prendere sonno. Leggiamo su più siti che è tutto normale: fa parte della disintossicazione. Forse siamo drogati? Rinunce: due cene con amici, una festa della birra, al canonico pranzo domenicale in famiglia apriamo vini buoni per gli altri ma non li tocchiamo. Sui social postiamo storie che raccontano le nostre astinenze: i commenti sono sempre di più, molti non ci credono, altri ci sostengono. Morichetti ci prende in giro, ma in fondo ci sostiene anche lui, anzi, forse è uno dei più appassionati. Prima cena tra noi senza vino: pasta al ragù e acqua lievemente frizzante. Parliamo di serie tv.
Giorno 17. -1,8 chili. Camminate post lavoro, il week end classica attività fisica (jogging su tutte). L’umore migliora. Esami del sangue fatti, si aspettano i risultati: ansia a manetta. Desiderio di bere: tanto. Voglia di cedere: zero. Fatica? Non troppa. Terza cena tra noi a base acqua: pasta ai due pomodori (gialli e pachino secchi) e ‘nduja spalmata sul pane. In televisione Italia-Inghilterra, 3-1 per gli inglesi. Rinunce: no a due degustazioni. Sui social: ci mandano foto di belle bottiglie, “Non sapete cosa vi state perdendo”, dicono. Decidiamo di partecipare a un’asta per comprare una grande bottiglia con cui festeggiare la fine delle privazioni.
Giorno 24. -2,1 chili. Mangiamo meglio, ma ci viene naturale: eliminiamo un po’ di grassi animali; aumentiamo le fibre, frutta e verdura. Alla pasta non rinunciamo mai; grammi 200, uno sfogo ci vuole. Prima seduta di Yoga: spettacolo. Il sonno migliora. La capacità di attenzione aumenta. Marco riesce a leggere un libro dalla prima all’ultima pagina senza guardare il cellulare. Giorgio torna a guardare qualche film senza addormentarsi secco sul divano. Asta vinta: il Rodano presto suonerà alla nostra porta.
Giorno 26. -2,0 chili. Marco posta una storia su Instagram diversa dalle solite bottiglie, tutta romanticismo ed emotività, il team di Intravino se ne accorge e lo prende in giro mica poco. Giorgio si racchiude in un silenzio che sorprende. È accaduto quello che ci aspettavamo: ci stiamo concentrando su altro, sì, ma decidiamo ognuno di sistemare la lista dei vini che ha in cantina.
Giorno 29. -2,4 chili. Gli esami del sangue sono buoni per entrambi. Pensavamo di dimagrire di più ma non si può rinunciare a tutto. Il pane in abbondanza non ci manca mai. La dieta però è più equilibrata di prima. Per godersi meglio le bottiglie a tavola a volte si esagera anche coi piatti. Durante la giornata beviamo sempre molta acqua: 3 litri in media al giorno. È arrivata la bottiglia bomba da bere al termine del mese no alcol: cazzo, che voglia! Rinunce che pesano: a malincuore niente Vini di Vignaioli, un appuntamento di solito imperdibile.
Giorno 31. -2,5 chili. Il mese è terminato. Lucidità: tanta. Capacità di concentrazione: ok. Beviamo molti meno caffè rispetto all’inizio. Abbiamo voglia di un bel vino sì, ma non poi così tanta. Potremmo andare oltre, ma è necessario ricominciare con una coscienza nuova. Intanto guardiamo su Instagram le storie degli amici, ci sembra che tutti bevano troppo.
Riassunto dei risultati:
2,5 chili circa persi
miglioramento della concentrazione e della memoria
più soldi in tasca
coscienza che uno stile di vita sano è un bell’obiettivo
altrettanta coscienza che alla passionaccia del vino e della tavola non rinunceremo mai del tutto
diminuite (e di molto) le occasioni di socialità
sonno a volte disturbato.
Siamo certi che un mese senza bere, per chi ogni tanto (per passione o per lavoro) esagera, faccia bene da più punti di vista, per noi basta una volta all’anno (si è deciso!) ed è una lotta, uno scontro, con noi stessi soprattutto, ma si può e si deve fare.
Premio finale: Chateau des Tours, Vacqueyras 2009!
Qui timido non è il vino, siamo noi che annusiamo il calice per svariati minuti prima di bere. Abbiamo quasi un po’ di timore e siamo colti a sorpresa da primi sniffi di frutta sotto spirito, poi note ferrose, erbe di montagna e vampate mentolate. Con il tempo escono frutta scura, accenni d’arancia amara. In videochiamata Di Vito ci incoraggia a bere, tratteniamo il respiro e via! Bocca magnifica, emozionante, tutto al suo posto in un’armonia singolare. Per essere puntigliosi: una nota alcolica un po’ spiccata. Con il passare del tempo anche questa si integra, rimane l’accento su un finale tutto di erbe delle più varie, amare e non, la lingua va a cercarle una a una, sorso lunghissimo. È un vino fatto per essere un grande vino? Sì, ma ha una leggerezza rara, sta bene solo ma chiama anche il cibo. Bottiglia terminata in tre ore, degustata, chiacchierata, amata. Pensavamo di avvertire una sottile ebrezza e invece non è così, rimane solo un’esperienza unica e felice, che non è solo l’assaggio, ma il risultato di un mese di pensieri e piccole privazioni.
Marco Colabraro e Giorgio Michieletto