Ora la piglio in giro ma in fondo per le mie sorti professionali ha quasi avuto più peso di una laurea e un master: la scheda di degustazione dell’Associazione Italiana Sommelier è stata la mia porta d’accesso al mondo del vino, l’ho studiata come fossero le tavole della legge e per chi come me partiva dal livello zero di padronanza della materia è stata utilissima per prendere confidenza con la grammatica dei termini. Poi si cresce, per fortuna.
Ebbene, forse non tutti sanno che da pochissime settimane esiste una nuova scheda di degustazione dell’Associazione Italiana Sommelier. Quella scheda che per decenni – non saprei nemmeno dire quanti – ha avuto questa forma.
E che oggi, invece, si presenta così, pronta a guidare i 5000 corsisti che hanno iniziato o stanno iniziando il primo livello dei corsi per diventare sommelier.
Vorrei essere una mosca e partecipare ai tanti seminari sù e giù per l’Italia in cui la scheda viene presentata e spiegata agli associati. Ci sono voluti due anni di elaborazione e mi risulta sia stata modificata almeno 4/5 volte negli ultimi 6 mesi. Frutto di discussioni infinite (e pure litigi) e di compromessi certosini.
Ecco i miei personalissimi commenti, quelli che ho mandato su due piedi a un amico con cui feci il corso AIS nel 2006.
– I nuovi rosa sono simpatici e fanno tenerezza: fiore di pesco, corallo e peonia mi mettono voglia di comprare un vino rosa immediatamente. Tenue, cerasuolo e chiaretto non mi avevano mai del tutto convinto. Poveri loro però, non sanno che ora arriverà Fabio Giavedoni, ex co-curatore della guida ai vini di Slow Food e anche lui di formazione AIS, a far presente che si dice vini rosa e non vini rosati: ero titubante ma la puntualizzazione mi ha persuaso (anche se l’uso comune non cambierà prima di un paio di decenni, forse).
– Tra i toni del rosso, Carminio è parola oscura al 99,99% degli italiani. Quindi boh, o andate al seminario o cercate su Wikipedia.
– Tutta la amber revolution è stata trascurata, gli orange rimangono una sottospecie di giallo.
– ATTENZIONE: compare la velocità di ascesa delle bollicine. Un sì veloce brivido di nulla non fu mai scritto ma avevo proprio bisogno di una scusa per comprare il nuovo Rolex Daytona per cronometrare le bolle del mio Lambrusco e penso di averla trovata.
– Dopo decenni di prese per il culo, gli “abbastanza” dolce/fresco/tannico/sapido/caldo/morbido sono diventati “moderatamente”. Nel caso di equilibrio e armonia però sono diventati “mediamente” e io mi immagino questo pool di gente concentrata e pure studiata che si manda a quel paese per arrivare a un qualche compromesso del genere.
– I polialcoli sono diventati rotondità e sono scomparsi praticamente tutti i termini che sanno di giudizio come stucchevole, scipito, molle, spigoloso, magro.
– La quantità di tannino continua ad avere sempre più importanza della qualità, tannino tenace però spacca, mi esalta, e non vedo l’ora di stappare un rosso e dirlo ad alta voce.
C’è altro da notare?
Nel caso fatelo presente nei commenti mentre passo alle considerazioni finali.
Sarò franco: la sensazione è che la montagna abbia partorito il topolino. Insomma, questa scheda è più colorata ma sembra già vecchia prima di nascere e un elemento di contesto secondo me aiuta a inquadrarla meglio. (In realtà ci sarebbe anche la scheda espressamente dedicata ai vini spumanti – in cui tra le altre cose si viviseziona il colore della spuma: incolore, bianco, avorio, rosa, cipria, lilla, rosso scarlatto, violetto, prugna, malva, ruggine – ma per il momento mi sembra non verrà adottata, e nessuno ne patirà).
Non ne parliamo da un po’ ma repetita iuvant: l’Associazione Italiana Sommelier spadroneggia in tutta Italia oggi come non mai. Dopo lo scisma di Roma, la Fondazione Italiana Sommelier presidia incontrastata il vino nella capitale ma con pochissima eco al di fuori del Grande Raccordo Anulare mentre l’Associazione Italiana Sommelier, coi suoi 45.000 soci – QUARANTACINQUEMILA SOCI – rimane il primo punto di contatto di tantissima gente “normale” con il mondo del vino. Esattamente come fu per me e tanti altri.
Un dato, abbastanza pazzesco, è quello che riguarda il numero di persone che si sono iscritte ad AIS per la prima volta in ciascun anno nel periodo 2012-2022. Perché magari voi avete smesso di tesserarvi da anni, con un diploma da sommelier appeso in casa da tempo, ma il mondo va avanti e la quantità di persone che frequentano i corsi da sommelier non solo rimane folgorante ma aumenta sensibilmente ogni anno.
2012 6578
2013 7797
2014 8102
2015 9997
2016 11047
2017 16185
2018 13022
2019 13406
2020 9360
2021 8786
2022 14225
WOW! Insomma, AIS potrebbe essere l’associazione che si propone come punto di riferimento per orientare il grande pubblico su quello che si muove nel mondo del vino italiano ma sembra essere un passo indietro nel cogliere i cambiamenti in corso. Fuori dai denti, ci potrebbe essere il rischio di uno scarso ricambio generazionale interno, quello che corre ogni associazione guidata da veterani di lungo corso con la testa ancora nel secolo scorso. E i primi riferimenti AIS che mi vengono in mente hanno più o meno tutti i capelli bianchi. Forse son dettagli ma mi autodichiaro moderatamente soddisfatto dell’analisi. Qualità complessiva? Tra il distinto e l’ottimo.