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23 Ottobre 2023

La personalità

Quando conosco o descrivo una persona, peso, altezza, colore dei capelli e degli occhi sono informazioni di massima che assai poco mi dicono o meglio che assai poco mi importano. Ciò che mi preme scoprire è se ha qualcosa da dire o se al contrario è noiosa, brillante, generosa o buona d’animo, se è colta ma boriosa o se ama condividere il suo sapere, se ha spessore o se è vuota e destinata a finire nel dimenticatoio. In poche parole, mi interessa che sappia farsi ricordare.

L’educazione e il modo di porsi sono anch’essi fattori fondamentali, in pratica penso sempre se con questo qualcuno o qualcuna passerei volentieri una serata o se dopo mezz’ora sentirei di essermi già rotto i coglioni. So già che ciò che sto per dire non troverà il favore di molti ma in fondo se avessi voluto piacere a tutti sarei nato bonifico.

Negli ultimi anni è cresciuto in me, trasformandosi da indifferenza a vero e proprio fastidio, l’approccio descrittivo dei vini: trovo che questa pratica ormai sia diventata più noiosa del libretto di istruzioni di un microonde. Non so che farci ma al quarto descrittore mi prudono le mani e sulla grana del tannino mi parte uno scazzo pari a quello che provo in aereoporto quando mi spostano di due ore il volo. Ogni volta che sento la PAI ringrazio il Signore di non poter entrare alla Coop a comprare un fucile a pompa.

Io del vino faccio una radiografia di pochi secondi solo per capire se incontra il mio gusto, poi però cerco di capire chi è, cosa ha da dire, in cosa brilla, quali sono le cose per cui merita un posto nella mia cantina. Che differenza ci sarà mai se nei profumi ci sono prugna o fragoline di bosco, quale il valore aggiunto se al pepe bianco sostituiamo quello nero? Chiaramente mi riferisco a vini buoni e non a un qualcosa che ricorda una pozzanghera, ma ormai siamo arrivati al punto che un descrittore o una nota in più valgono più della sua essenza.

Alcuni giorni fa ho bevuto un vino che se avessi dovuto valutare con i canoni classici sicuramente avrebbe ottenuto un risultato discreto ma il punto è che aveva un carattere in grado di offuscare le sue imperfezioni, anzi le esaltava. Ecco perché a me dispiace, e lo dico sinceramente, ma del giudizio di molti proprio non mi fido, non perché non siano ottimi degustatori, anzi, probabilmente sono pure migliori di me, è che proprio diamo importanza a cose diverse. Il che non è poco.

PS: i descrittori ovviamente servono così come servono le analisi dei vini, strumento principale di comunicazione delle caratteristiche organolettiche. Ricordandoci però che sono appunto un mezzo e non il fine dell’assaggio.