Siamo abituati a vivere con la luce, è per noi una condizione normale: ci aiuta a mettere a fuoco, a volte assume contorni mistici (“ho visto la luce”), altre volte contorni matematico-fisici (“va alla velocità della luce”). Per ciò che mi riguarda, la luce dà il nome ai vini che più mi fanno vibrare e mi emozionano facendomi provare in un istante tutte le cose di cui ho bisogno per perdere la testa.
I vini di luce si differenziano dagli altri perché una volta assaggiati sento ineludibile il bisogno di farli provare a tutte le persone a cui sono legato e che condividono con me questa passione: in poche parole mi sento investito di un dovere morale come fossi un ambasciatore di bellezza. In buona sostanza, mi piace riberli negli occhi degli altri e vedere le loro pupille stringersi e dilatarsi come quando si rimane abbagliati, esattamente come è successo a me.
Non mi interessano le parole.
Cerco solo quella espressione autentica che non puoi fingere nemmeno se sei un grande attore.
La luce o c’è o non c’è.
Le Trame 2019 di Giovanna Morganti è un vino di luce. Anzi, è uno dei vini più abbaglianti da me provati negli ultimi tempi, un arcobaleno di profumi nitidi e distinti che crea un insieme in grado di isolarti.
Seguo questa produttrice dal 2004 e di anno in anno mi regala vini sempre più a fuoco e puri: è vero che in passato i vini fossero più disordinati e selvaggi, con quel tormento classico di chi ha qualcosa da dire ma non sempre riesce ad arrivare a tutti.
E questo divideva sia addetti ai lavori che i bevitori.
Per quanto mi riguarda, a me piacevano già molto ma la “luce” di cui vi sto parlando e che per me fa tutta la differenza del mondo l’hanno trovata da una manciata di vendemmie, tanto che oggi li trovo cristallini e seducenti come pochi.
L’aria del sangiovese si respira tutta in questo calice, un caleidoscopio di profumi che parte con rosa e violetta per poi passare coi piccoli frutti rossi freschi e ad una lieve terrosità. Ancora melograno, spezie e bosco. Cresce instancabile di intensità olfattiva e gustativa, l’aria attenua gli spigoli di un tannino dalla trama sottile ma deciso. I commensali cominciano a proferire alcune parole disordinate ed in ordine sparso solo dopo che la sanguinella arriva a mescolare le carte creando un mix di dolce e fresco che è una bellezza.
Purtroppo come già detto della luce il vino ha anche la velocità, e nonostante avessi al tavolo con me degli ottimi degustatori che ben sapevano cos’altro avrebbe potuto regalare con un po’ di pazienza il vino è durato quanto una folata di vento.
Impossibile resistergli.
Per quanto di vino si possa parlare, alla fine la bontà di una bottiglia è sempre inversamente proporzionale alla sua durata.
Sullo stesso tavolo, immerso nelle campagne spilambertesi, tre capolavori provenienti dai salotti buoni della Borgogna non hanno potuto far altro che fare un passo indietro e lasciare la scena a questo sogno liquido, tanto che mi vien da dire che se Podere le Boncie fosse Domaine Le Bonce ed il vino si chiamasse “Les Trames” ce lo troveremmo sugli scaffali a non meno di 300 euro.
Ma questa è un’altra storia.
[Credits foto: Enoteca Il Vinoso]