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21 Settembre 2023

Comunicati stampa che è proprio il caso di leggere: negli USA meno vino e +7% dei wine cocktail

Ad aprire un attimo gli occhi e mettere insieme i tasselli del puzzle, non si può che essere d’accordo con Andrea Gori quando commenta così il Comunicato stampa che trovate qui sotto: “La fine del mondo del vino come lo conoscevamo è vicina davvero”.

L’alcol non fa bene per vari motivi, di vino se ne produce troppo e in parte va distrutto con tanto di finanziamenti, i consumi sono in costante decrescita e la situazione si mette davvero male per chi vede nemici dappertutto – come Coldiretti (“Vino, è allarme per l’ok Ue agli allarmi in etichetta“) e Assoenologi (“Il vino fa bene alla salute, lo dice la scienza“) – se pure l’Unione Italiana Vini chiede una legge che permetta ai produttori di vino di produrre vino dealcolato (fonte WineNews).

Ha detto Paolo Castelletti, segretario Unione Italiana Vini – Uiv: “Piaccia o meno, è un segmento di mercato sul quale non giochiamo ad armi pari con i competitor, perdendo valore aggiunto, visto che i produttori italiani che vogliono produrlo sono costretti a comprarlo o a realizzarlo in altri Paesi europei, che hanno già recepito un regolamento che esiste da tempo“.

 

VINO: NEGLI USA FATICANO I CONSUMI TRADIZIONALI MA SI FANNO LARGO I WINE COCKTAIL (+7% NEL FUORI CASA)

VARVAGLIONE (AGIVI-UIV): PORTA D’INGRESSO PER I GIOVANI CONSUMATORI

(Roma, 20 settembre 2023). Scendono, per la prima volta dal 2020, i consumi di vino negli Stati Uniti; salgono quelli relativi ai wine cocktail. Nel primo mercato al mondo il vino sfrutta la propria versatilità per uscire dalla crisi dei consumi (-7,3% nei primi 6 mesi di quest’anno) e rientrare da protagonista grazie a una tendenza cocktail di ready to drink a base enoica sempre più affermata, in particolare nel fuori casa. Nel primo semestre di quest’anno – secondo l’Osservatorio Uiv su base SipSource, strumento di monitoraggio delle depletion off e on-premise, che copre il 75% del mercato americano, per un totale di oltre 330.000 esercizi commerciali – i wine cocktail, in questo caso inquadrati nella tipologia premixata, sono infatti l’unica voce positiva legata al vino, con una crescita tendenziale complessiva di oltre il 3% e con punte del +7% nel fuori casa, a partire dai ristoranti (+1,2%) ma soprattutto bar e altri locali, dove l’incremento registrato è in doppia cifra. “Il fenomeno mixology – ha detto il presidente Agivi (l’Associazione giovani di Unione italiana vini), Marzia Varvaglione – è sempre più evidente nel Paese antesignano delle tendenze globali. Il vino in questo contesto può giocare un ruolo centrale, per questo serve un approccio “pop” e inclusivo nei confronti di una categoria del lifestyle che interessa soprattutto i giovani, quelli che domani apprezzeranno il nostro prodotto per le sue caratteristiche più intrinseche”.

Secondo l’Osservatorio Uiv, a perdere quota in un anno difficile anche a causa del minor potere di acquisto sono soprattutto i consumi complessivi di vino in casa (-8,2%), con i rossi a -9,6%. Meno marcata la decrescita nel fuori casa (-0,9%), dove i consumi di vini bianchi hanno ormai raggiunto quelli dei rossi. La quota di mercato dei ready to drink a base di vino è ancora bassa (circa il 2%), ma è solo la punta dell’iceberg di una domanda on trade sempre più orientata verso i wine cocktail mixati nei locali e basati principalmente su Champagne, Prosecco e Asti Spumante.

A base di vino, birra e spirits, i cocktail ready to drink – imbottigliati e pronti al consumo – conquistano consumatori alla ricerca di aromi e sapori di tendenza, freschi e fruttati. Stando agli ultimi dati Nielsen IQ, nell’ultimo anno negli Usa le vendite di prodotti “Ready to” hanno superato i 10 miliardi di dollari e continuano a raggiungere nuovi massimi anno dopo anno.

[Credits foto: Wine & Spirit]