Rifletto a voce alta. In questi anni ho conosciuto tanti appassionati di vino, dai veri nerd agli amanti del bere alto, dai necrofili ai monotematici. Ci sono i cercatori di difetti a tutti i costi e chi i difetti non li riconosce nemmeno se ci sbatte contro ma il fenomeno più attuale, o perlomeno nuovo per me, è il BSSN: Bevitore Social Spesso Natural.
Se in ognuna della identità sopra menzionate c’era comunque una base, una conoscenza delle etichette di culto delle varie regioni vinicole, un qualche bagaglio culturale, esperienze sul campo con viaggi, visite in cantina e altro ancora, nel BSSN ci sono lacune enormi.
La cosa preoccupante o divertente, dipende dai punti di vista, è che tali appassionati, non solo non hanno mai assaggiato i grandi classici ma ne ignorano talvolta l’esistenza. Persone disposte a spendere centinaia di euro per un giapponese che produceva (e sì… bisogna usare il passato, perché pare che sia stato costretto a fuggire dalla Francia) vino, tra Saint-Joseph e Cornas, ignorando ad esempio l’esistenza di Thierry Allemand. Sono alla caccia dei vini di Marc Soyard ma non hanno mai sentito parlare di Rousseau. Si fossilizzano (termine non scelto a caso) con gli Champagne di Legrand Latour ma non hanno mai assaggiato un vecchio Cristal, o il Blanc de Noirs di Egly-Ouriet per mettere tutti d’accordo.
Pensano che Burlotto sia un’azienda nuova, moderna (no, non è frutto della mia fantasia, trattasi di storia realmente accaduta), ignorando che si tratti di una delle aziende più storiche delle Langhe, fondata nel 1850 e che nel 1900 ottenne una medaglia d’argento all’Expo di Parigi.
Conoscono e sono disposti a spendere centinaia di euro per Les Noëls de Montbenant di Richard Leroy* ma se sentono nominare i Foucault, presi dal panico, chiamano i vigili del fuoco italianizzando il povero cognome dei fratelli ex proprietari del mitico Clos Rougeard.
Capita pure che conoscano gli allievi ignorando i maestri: Soyard è un mostro, Bizot chi? Mai sentito! Potrei continuare a lungo ma credo di aver reso l’idea, perciò voglio concludere con dei consigli rivolti a chi si appassiona oggi al mondo del vino utilizzando i social come principale fonte di informazioni.
Continuate pure a seguire i vostri guru su Instagram, assaggiate i vini all’ultimo grido, ma non limitatevi a questo, fate un corso, leggete articoli online, andate a visitare i luoghi dove vengono prodotti i vini che vi piacciono, ma soprattutto prima di evitare di assaggiare alcune bottiglie perché pensate siano obsolete e non nelle vostre corde, sappiate che probabilmente il nuovo produttore di cui siete follemente innamorati conserva con orgoglio come trofeo una bottiglia vuota di una grande annata del vino che voi avete snobbato e di cui per negligenza ignorate l’esistenza.
* Monsieur Richard Leroy – di cui sono un fan sfegatato – prima di produrre gli splendidi Chenin naturali di oggi ha bevuto vagonate di vini classici, delle annate più svariate, e forse anche per questo produce vini così speciali.