Cari Lettori,
Sono Clizia Zuin e lavoro come sommelier in un ristorante stellato di Firenze. Per mia natura non ho pregiudizi e mi piace assaggiare ogni tipo di novità e varietà enologica senza barriere di alcun tipo. Perdippiù, sono pure veneta.
Mi occupo degli acquisti del ristorante in cui lavoro e conosco le bevande alcol free da relativamente tanto tempo.
Nel 2012 a Vinitaly ho scoperto un mosto d’uva dolce, analcolico e frizzante (e tantissimi aromi di vaniglia a mio giudizio), confezionato con una bottiglia da spumante con tanto di tappo a fungo e gabbietta, su cui compariva un’enorme Hello Kitty rosa fluo per i brindisi delle feste delle bambine.
Nel 2016 compaiono i primi gin analcolici (termine improprio, ma così mi venivano richiesti in enoteca) per la miscelazione.
Nel 2018, nel ristorante stellato in cui lavoravo prima, compare il primo alcol free sparkling al bicchiere.
15 Febbraio 2023: compro 84 bottiglie di alcol free sparkling per il ristorante per cui lavoro, incontro qualche perplessità ma mi viene data fiducia.
Sabato 9 Settembre 2023: stappo la SETTANTESIMA bottiglia, da febbraio ad oggi, di alcol free sparkling nel mio luogo di lavoro.
Com’è fatto lo sparkling che propongo?
Così è riportato sul sito:
“Grazie ad un’innovativa tecnica, all’interno di un’apparecchiatura, viene ridotta la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e con ciò abbassato anche il punto di ebollizione dell’alcool da circa 78° C a circa 25- 30° C. Con questo procedimento, i delicati aromi del vino vengono pressoché preservati”.
Quindi si parte da un vino vero a base riesling della Saar che viene delacolizzato e, non ne sono sicura, successivamente addizionato di bollicine davvero fini ed eleganti. Di quest’ultima azione non ho le prove e potrei anche sbagliarmi.
Non sono il Giorgio Mastrota dei vini dealcolati, non spingo la vendita promettendo più miracoli dell’acqua di Lourdes, semplicemente molte persone non hanno mai potuto o non hanno mai voluto assumere alcol: questa esigenza è sempre esistita ma, a parte l’alternativa dei soft drink, non c’è mai stato molto altro, e con tutto rispetto per la miscelazione, un calice del mio alcol free sparkling si abbina meglio ai piatti della cucina mediterranea che tratto rispetto ad un Virgin cocktail o mocktail fatti con frutta dolce e acido citrico… E poi perché dopo un mocktail difficilmente ne segue un altro, mentre di alcol free sparkling ne seguono sempre diversi e io incasso di più, tié.
Vi riporto in maniera schematica la mia casistica di questi mesi all’interno del ristorante. Chi sono le persone che non bevono vino ma che hanno provato l’alcol free sparkling?
Chi deve guidare
Chi è minorenne
Chi sta facendo un fioretto (mi è capitato davvero)
Chi è in dolce attesa
Chi ha delle restrizioni culturali e religiose
Chi sta prendendo antibiotici
Chi ha scelto di non bere per motivi personali
Chi ha esagerato la sera prima e non si è ancora ripreso ed ora è a cena con i parenti
Chi è a cena con i parenti e non vuole far vedere che beve, ma vorrebbe bere
Chi vuole rimanere sobrio per poter garantire una performance sessuale adeguata.
E di seguito le motivazioni intuite ed inespresse di chi ha voluto optare per l’alcol free sparkling, secondo le mie osservazioni.
Perché voglio festeggiare/brindare con amici e famiglia ed è più bello così che con un bicchiere d’acqua (c’è anche un po’ di scaramanzia)
Perché nella glacette, la bottiglia che sporge è più elegante di una lattina sul tavolo
Perché è una valida iniziazione per quei genitori che provano ad educare i figli minorenni al consumo di vino
Perché il mio compagno/compagna è appena uscito dall’alcolismo e non voglio che ricada in tentazione vedendomi bere
Perché sono in un bellissimo Paese e voglio adeguarmi agli usi e costumi, ma sempre assecondando la mia religione
Perché sono malato, non posso bere vino, ma almeno questo mi dà una parvenza di normalità
Perché sono curioso.
Mi collego all’articolo di Jacopo uscito qualche giorno fa (Ha senso valutare un vino senz’alcol?) e ai commenti che ne sono susseguiti: il Concorso Mondiale di Bruxelles è di sicuro un termometro mondiale delle nuove tendenze e ne dobbiamo tenere conto anche se come sommelier non abbiamo la formazione adatta per poter valutare la qualità di queste bevande alcol free derivate dal vino. Ma il fenomeno esiste e chi non se ne rende conto è fuori strada.
All’assaggio, l’alcol free sparkling che ho in carta è sicuramente migliore, molto più attraente e buono rispetto alla bottiglia Hello Kitty del Vinitaly di 11 anni fa, provatelo: sentirete che manca qualcosa, ma capirete che è la bevanda più vicina al vino che possa esistere e per questo io dico grazie. Grazie a quelle 70 bottiglie, che se non ci fossero state io non avrei avuto un’alternativa di vendita se non l’acqua e perché altrimenti non avrei avuto un aggancio per una chiacchiera e una coccola in più verso il cliente.