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4 Settembre 2023

Il mio mese disintossicante (e tutte le cose che so di lui)

Prendere un mese di stop dal proprio lavoro: facile a dirsi quando si tratta di impieghi “normali”. Una persona stacca e va in ferie dimenticando, quando possibile, telefono, computer e routine varie, riuscendo ad abbandonare mentalmente l’attività principale per dedicarsi ad altro. Diverso è il caso di chi, come me, per professione, assaggia vini e mangia nei ristoranti ogni giorno. Mestiere splendido che sono strafelice di fare ma…

Proprio quando tutti si concedono uscite più frequenti, con inviti a pranzi o cene che si moltiplicano e una maggior convivialità che esplode col tempo libero, io assisto come spettatore a tutto questo banchettare e stappare di bottiglie, per scelta personale mai rimpianta. Se le ferie sono il periodo durante il quale una persona cambia radicalmente vita, io ottempero a tutto ciò creandomi una situazione di detox completo e abbandonando alcol, cibi grassi e succulenti, soffritti e fritti, per abbracciare il mondo delle cotture al vapore, delle grigliate di verdure, delle spezie ed erbe aromatiche utilizzate in maniera ricorrente.

Abolisco anche bibite gassate e bevo solo acqua naturale, al massimo tè leggeri e camomilla, succhi di frutta fresca e non nettari industriali. Questo stile di vita, che prevede un agosto tra il monacale ed il trappista, nasce all’ inizio dell’attività di critico gastronomico svolto per la guida Espresso: mi trovai a visitare, in una settimana, 14 locali. Avevo il terrore di non farcela, quando invece scoprii, a metà settimana, che la sera andavo a cena con un certo appetito, e la cosa mi impaurì.

Immaginai un futuro sconvolgente, dove la pancia sarebbe aumentata a dismisura e le sedie non sarebbero riuscite a contenermi, con un cambio di guardaroba obbligatorio ogni anno. In realtà le avvisaglie c’erano state, vedendo colleghi che si erano fatti operare per la riduzione dello stomaco, non essendo in grado di gestire l’alimentazione da soli, e l’idea di andare sotto i ferri perché incapace di badare a me stesso mi aveva fatto riflettere. La scelta di fare un periodo di depurazione in agosto è stata obbligata: l’unico mese durante il quale si diradano gli inviti per manifestazioni e diventa così più facile non cedere alla scusa del lavoro.

In questi anni, ho capito molti aspetti legati alla socialità nella quale l’alcol è protagonista, dell’importanza della tavola come luogo di ritrovo, di quanto il nostro tempo da passare con gli amici, soprattutto ad una certa età, sia dedicato a vedersi per mangiare. La necessità diventa quella di adattarsi a tutto questo, evitando di creare fastidio agli altri. Sì, perché è bene ammettere che un comportamento così dissonante possa urtare la compagnia e l’importante è non farlo notare.

Nelle serate al ristorante, basta evitare di uscire in gruppo, dove il menu è per forza identico; da parte mia, è l’occasione per rivedere a cena amici o conoscenti che tendenzialmente frequento meno, proprio per il loro stile alimentare, poco curioso e attento: in effetti, la conversazione a tavola si sviluppa su altri temi, si parla di argomenti che spaziano su più discipline rispetto al solito discutere dell’ultima vendemmia o del piatto mangiato nell’ultima visita al ristorante.

Nell’uscire a bere qualcosa, soprattutto se si tratta di cocktail bar, è molto facile: i cocktails analcolici sono vari e divertenti, la gestualità è identica agli altri, per gli stuzzichini basta evitare noccioline e patatine ed avventarsi su cetriolini e cipolline sott’aceto, i veri prodotti salvafame. Se in molti mi chiedono come mai non continui a mangiare normalmente, evitando solo di bere vino ed alcolici, spiego che non ce la faccio: su certi piatti, la voglia di bere vino, magari spumanti e Champagne, diventerebbe troppo potente e quindi indirizzandomi su cibi nei quali i grassi sono aboliti e l’acidità del limone o dell’aceto utilizzati come condimenti va ad aumentare, l’esigenza di vino va a sfumare.

Ma serve tutto questo se poi le cose tornano a scorrere allo stesso modo? Lo trovo un periodo davvero utile, che ti mette in guardia su tanti rischi del settore. Bere responsabilmente, quando uno ricomincia le degustazioni, non è uno spot ripetuto senza crederci ma diventa un aspetto utile per non rinunciare al piacere: rivendico la mia scelta di assumere alcol senza esagerare perché mi piace e voglio continuare a farlo.

Le esagerazioni mi allontanano da tutto questo e vedere persone del settore dipendenti dall’alcol senza accorgersene non è davvero bello. Anche staccarsi per un po’ di tempo dai piaceri della tavola aiuta ad apprezzare molto di più i piatti ben fatti. Di sicuro diventa molto più facile, dopo questo periodo, rinunciare al cibo spazzatura ed operare scelte precise. In ogni religione o filosofia di vita, il digiuno fa parte di una delle esperienze da compiere, la mente diventa più acuta e disposta ad accogliere: non a caso, le idee più belle e divertenti legate ad iniziative, eventi e nuovi percorsi mi sono sempre venute in questo periodo. E poi, essendo amante di Sherlock Holmes, adoravo il suo periodo di distacco dalle cose materiali per concentrarsi solo sul caso investigativo: aveva ragione lui. Più che l’oppio poté la ragione.