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24 Luglio 2023

Una, nessuna e centomila degustazioni

La comprensione di un vino (se mai ci fosse qualcosa da comprendere) o la capacità di apprezzarlo cogliendone tutte le sfumature passa da diversi fattori. Fermo restando che padroneggiare bene la tecnica di degustazione è fondamentale, può non essere sufficiente per un’esperienza totale. Al sapere a volte occorre affiancare sensibilità ed un misto di memoria e dimenticanze.

La sensibilità aiuta ad entrare nella fase dell’ascolto, che è un passo successivo rispetto all’analisi. Per alcuni potrà sembrare poesia spiccia che serve più a chi scrive che a chi legge ma credo che chi non considera il vino solo una buona bevanda capace di dare piacere o un simbolo del proprio status sociale capisca cosa intendo: è un vera e propria forma di amore, amore per le cose belle.

Cerco di spiegarmi meglio: c’è una bella differenza tra apprezzare un quadro e rimanere incantatati davanti ad esso. Io non ho una grande conoscenza dell’arte ma sono rimasto letteralmente senza parole e con un nodo in gola davanti al Cristo Velato a Napoli. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.

Cristo Velato, Cappella Sansevero (NA)

Quella scultura- con la sua potenza totalizzante – ha toccato corde che nemmeno sapevo di avere e questo può accadere anche guardando il paesaggio delle Cliffs of Moher in Irlanda (foto di copertina). O bevendo con i grandi vini. A me succede ma perché certe cose accadano occorre crederci e soprattutto avere quella sensibilità che va altre il guardare, toccare, assaggiare e ascoltare.

La memoria serve per fa sì che tutto trovi il suo giusto posto: per aggiungere tasselli fondamentali al nostro bagaglio culturale, ricordare come era un vino all’uscita e sentirlo in un’altra fase della sua vita ci fa capire dove possa arrivare e spesso la visione che c’era a monte. Si sa, il tempo ama svelare la verità ma non solo, il tempo muta ogni cosa anche in noi, motivo per il quale l’incontro con certi vini può non essere come ce lo aspettiamo, deludendoci. Per esperienza posso dire che a volte la colpa (qualora possa essere considerata tale) è nostra perché spesso non siamo pronti.

Ad esempio, alcuni giorni fa ho visto Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica e l’ho trovato diverso da come lo ricordavo, o meglio ho auto una diversa sensazione: nelle precedenti visioni non ero ancora padre e riuscivo a vedere ma non a vivere lo sconforto di quest’uomo che dopo il furto della bici non avrebbe più potuto provvedere alle necessità della sua famiglia. In buona sostanza, come negli incontri, serve anche il momento giusto.

Dimenticare invece è necessario per continuare a rinnovare il piacere di una buona bottiglia anche semplice: “dimenticare serve per ricordare” che alla fine è solo vino e non sempre dobbiamo saltare dalla sedia. A volte, il compito del liquido è semplicemente quello di accompagnare una serata tra amici o un buon pasto.

Inoltre, continuare a paragonare questo a quello è il modo migliore per non apprezzare ciò che abbiamo davanti: un buon Lambrusco in una giusta serata può essere il migliore dei comprimari e può dare un piacere enorme perché, come disse Totò ad Oriana Fallaci: “La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza”.