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18 Luglio 2023

10 produttori ci raccontano questo 2023 in vigna fino ad ora

Il disastro in Romagna, le forti piogge degli ultimi mesi, oidio, peronospora, siccità e, dulcis in fundo, la grandine di questi giorni: in molte regioni italiane questo 2023 sarà ricordato come l’annus horribilis della viticoltura. Normalmente i conti si fanno alla fine ma per molte aziende è già tempo di bilanci.

Per avere un quadro più completo su varie zone vitivinicole, ho contattato diversi produttori sparsi per l’Italia, un mix di giovani e veterani, aziende piccole e grandi. Molti dei feedback vanno dal preoccupante al tragico ma per fortuna c’è più di qualche buona notizia.

Foto da Cuneo24.it

Lo scorso weekend ero tra le vigne del Vesuvio, ed è stato proprio quel che ho visto lì che mi ha spinto a fare questa piccola ricognizione in giro per l’Italia, partendo per l’appunto dalla Campania.

Andrea Matrone – Cantine Matrone – Boscotrecase (NA) – Campania
“In due mesi c’è stata una pressione esagerata di peronospora che, anche a detta dei viticultori più anziani, non si era mai vista prima. Qui sul Vesuvio è un fenomeno inusuale ma quest’anno si è manifestato in maniera massiccia. Alcuni vitigni sono stati più colpiti di altri: il piedirosso è quello che ne ha risentito maggiormente seguito dal caprettone, molto meglio coda di volpe e falanghina. Normalmente faccio quattro vini e quest’anno pensavo di produrre di più ma dopo questi due mesi di fuoco mi ritrovo con perdite di almeno il 70%, purtroppo dovrò limitarmi a due etichette, il Territorio di Matroni rosso e il bianco Magliole.”

Dalle sabbie vulcaniche del Vesuvio un salto nelle Langhe, dove da un paio d’anni si soffriva di una incredibile siccità. Le piogge in questi ultimi mesi sono arrivate ma oltre ai benefici hanno portato anche qualcos’altro…

Carlotta Rinaldi – Az.Agr. Giuseppe Rinaldi – Barolo – Piemonte
“Fortunatamente non abbiamo subito nessun danno da grandine, mentre le piogge di maggio e giugno, benché molto benefiche dopo un anno e mezzo di siccità, hanno certamente causato una forte pressione della peronospora, con infezioni a cicli sovrapposti e un’intensa virulenza. I danni attuali variano molto in base all’esposizione e alle condizioni di umidità specifiche di ciascuna vigna, per cui possono essere limitate alle sole foglie nuove sulle femminelle, o nei casi peggiori sull’uva (peronospora larvata).

Attualmente la vigna Ravera (di Barolo) è l’unica zona colpita, in cui si presentano ancora infezioni forti su femminelle e grappoli, nonostante i trattamenti siano stati molti ed effettuati con cadenza settimanale. È storicamente la zona più umida e quindi più suscettibile alla pressione di questa malattia, per cui da una parte non ci stupisce ma certamente ci fa riflettere su quelli che sono gli strumenti e l’efficacia dei prodotti disponibili in viticoltura biologica in condizioni di forte pressione. Ci riteniamo comunque molto fortunate considerando le notizie che ci arrivano dai colleghi del centro-sud Italia, che spesso non sono riusciti neanche ad entrare in vigna per poter almeno tentare di contenere le malattie. Alla raccolta se le uve non dovessero essere perfettamente sane, si aggiungerà un po’ più di solforosa alla diraspatura, fino a 40 o 50 mg/l, valutando di fare una macerazione più breve del solito.

Facciamo già abitualmente i tagli tra Barolo di diverse sottozone, e sicuramente anche in un anno come questo torneranno d’aiuto.”

Marta e Carlotta Rinaldi, Az. Agr. Giuseppe Rinaldi

Luca Cravanzola – Produttori del Barbaresco – Barbaresco – Piemonte
“Per quanto riguarda peronospora e malattie varie tutto sotto controllo, non ci sono state infezioni incontrollabili. Mentre dal lato grandine siamo stati molto fortunati. A Barbaresco è stato solo sfiorato il cru Rio Sordo, mentre invece i comuni di Neive e Treiso hanno subito molti più danni, abbastanza localizzati certo, ma dove ha battuto seriamente si va dal 60 al 100% di perdite. Sono andato giusto ieri a fare un giro a Treiso e non avevo mai visto una roba del genere. Ci sono vigne “pelate” e quelle dall’altro lato della strada quasi intonse. Da qualche anno nelle Langhe soffriamo la siccità e quest’anno finalmente ha piovuto molto, peraltro senza aver creato grossi problemi. Purtroppo poi c’è stata la grandinata di giovedì scorso, e chi l’ha subita, oltre ai danni da grandine, avrà poca protezione fogliare e parte dell’uva esposta al sole tenderà a seccare. Per quanto ci riguarda c’è molta uva e si farà tanto lavoro di selezione e diradamento questa estate ma le potenzialità per una grande annata ci sono tutte. Incrociamo le dita perché alla vendemmia manca ancora tanto.”

Da Barolo e Barbaresco, saltiamo a Montalcino, dove i problemi con peronospora e oidio non mancano.

Monica Tiezzi – Azienda Agricola Tiezzi  Montalcino – Toscana
“Da ex medico spesso mi vengono in mente dei parallelismi: come dopo il Covid, le malattie, soprattutto virali, sono diventate più aggressive (specie nei bambini), dopo annate siccitose e secche, queste annate calde e umide in seguito a primavere piovose hanno fatto sì che le malattie delle vite e di altre piante siano più feroci. L’anno scorso non esistevano né peronospora né oidio, quest’anno invece il sopravvento. Babbo (Enzo Tiezzi) dice di non aver mai visto in vita sua un attacco così importante e incontrollabile di peronospora. Abbiamo usato rame, zolfo e olio essenziale di arancio ma anche l’uva è stata attaccata. A Poggio Cerrino (nord-est di Montalcino), le piante più vecchie stanno meglio di quelle giovani ma la perdita sarà importante (circa 50/60%). La situazione migliora nella nostra parte alta: Vigna Soccorso e San Carlo avranno perdite minori, forse il 20%, ma sono stime fatte a occhio, speriamo di portare a casa qualcosa di più.

Tiezzi – Vigna Soccorso – Montalcino

Ora si sta cercando di arginare l’oidio, qua e là purtroppo si vede anche quello. A Montalcino è così ovunque e c’è chi ha addirittura abbandonato la vigna, ha un costo elevato anche trattare e gestire il verde. Dal 2021 siamo biologici ma al di là del bollino abbiamo sempre lavorato così, quindi non possiamo e non vogliamo usare i sistemici. Non ci crediamo e poi qui chi li usa non è che sia andato tanto meglio. L’uva sana la portiamo dentro e facciamo come sempre, prendiamo quello che la natura ci dà. Non faremo blend, solamente meno bottiglie, ma ne parleremo alla fine.”

Da chi è biologico e non crede che i fungicidi sistemici siano la soluzione a chi invece li ha utilizzati lo scorso anno per portare a casa l’annata e anche in questa 2023.

Giovanna Maccario – Maccario Dringenberg – San Biagio della Cima (IM) – Liguria
“Da noi la peronospora quasi non esiste, il pericolo maggiore è l’oidio. Non siamo biologici, facciamo lotta integrata. Lo scorso anno ho perso il 70% della produzione per via della siccità, oltretutto pioveva sempre e non riuscivamo a stargli dietro, gli alberelli sembravano dei bonsai, guardandoli mi veniva da piangere. Come sempre avevo trattato due volte con zolfo asciutto ma non è bastato. Sono una persona razionale oltre che un‘imprenditrice e cerco di fare il meglio con quello che ho, solitamente non li uso ma alla fine sono ricorsa ai sistemici per non mandare tutto a puttane. In questa 2023 quindi sono partita col solito zolfo ramato, per poi andare coi sistemici (ora sono al quarto trattamento) e per fortuna al momento va molto bene: potevo mica perdere ancora il 70% della produzione? Se non ne avessi avuto bisogno non li avrei usati ma i mutui bisogna pagarli, lascio la filosofia agli altri. Ora inizia l’invaiatura, le uve sono sane, supportate da impianti a goccia dove necessario, in particolare sui terreni calcarei. Non ho sfogliato per proteggermi dai caldi eccessivi per non stressare le piante. Qui al momento è una bellissima annata.”

“Giornate così calde improvvise. Si aprono gli impianti a goccia”. (@giomaccario, 9 luglio)

Uno sguardo all’entroterra sardo, dove le forti piogge e la conseguente peronospora hanno creato diversi danni, al momento non ancora quantificabili.

Luca Gungui – Cantina Gungui – Mamojada (NU) – Sardegna
“Come su un po’ tutto il territorio di Mamojada, i miei vigneti sono stati colpiti dalla peronospora. Un attacco importante che deriva da un Giugno in cui ha piovuto ogni pomeriggio per dieci giorni di seguito. Essendo biologico è difficile con i trattamenti perché chiaramente l’acqua dilava il prodotto, e purtroppo non siamo riusciti ad entrare in vigna quando si doveva ma solo quando si poteva. I danni ci sono ma al momento è difficile quantificarli, i grappoli non sono ancora maturi, però sicuramente sarà un’annata molto molto difficile.

Cantina Gungui – Mamojada

Normalmente produco tre etichette da singola vigna, (quest’anno, tra l’altro, ho aggiunto un rosso da una vigna più alta) e le farò anche quest’anno, manterrò insomma il mio modo di fare, la mia idea, perché ritengo che le annate negative, che ci sono sempre state, non debbano condizionare la filosofia di un produttore, anche a costo di andare in pareggio dal punto di vista economico, è chiaro che quest’anno va messo in conto anche di perderci. Le annate brutte entrano nel bilancio di quelle buone, quindi invece di disperarci bisogna accettarle e gioire di quel che la natura ci ha lasciato.”

A mio avviso, Giulio produce uno dei rosati più buoni d’Italia, vino che per via delle ingenti perdite rischia di non esser prodotto in questa 2023. Qui il suo feedback dal Molise.

Giulio Steiger – Steiger-Kalena – Casacalenda (CB) – Molise
“Siamo biologici certificati ICEA e finché decideremo di esserlo ci atterremo alle regole. Ad oggi per via della peronospora abbiamo perso circa il 70% dell’uva, ora si fanno i conti con l’oidio ma sembra gestibile. Come perdite siamo al 100% con la tintilia, 80% montepulciano, 60% aglianico. Ha piovuto tutti i giorni da aprile fino ai primi di luglio e abbiamo fatto il possibile coi trattamenti di rame ma dopo un po’ con le piogge continue non aveva quasi più senso, tra l’altro ci sono i limiti del biologico da rispettare. Comunque osservando anche le vigne di altri produttori gestite a convenzionale la situazione non è di certo migliore.

Steiger-Kalena – Casacalenda

Domani faremo un giro di zolfo, penso l’ultimo sugli appezzamenti con ancora un po’ di uva. Poi i conti si faranno alla vendemmia. Sono contento perché le piante sono comunque in salute, significa che il lavoro svolto in vigna tutto sommato non è stato inutile, mentre ho visto vigneti tra Campania e Abruzzo completamente bruciati, bio e non. Le etichette più importanti non si faranno, mentre i blend base si ma meno bottiglie, tra cui più rosato che rosso. Fortunatamente abbiamo le spalle coperte da una buona 2022, ma incrociamo le dita per la 2024.”

Dopo tanti problemi finalmente una buona notizia ci arriva da Peter e il suo ettaro e mezzo nel Carso.

Peter Radovich – Azienda Agricola Radovič – Duino Aurisina (TS) – Friuli
“Rispetto ad altre zone della regione, qui nel Carso le precipitazioni sono state più moderate e con buoni intervalli, quindi anche peronospora e oidio non hanno fatto molti danni. Siamo nella fase di chiusura del grappolo e al momento la situazione è abbastanza buona, ci sono sufficienti risorse idriche per il breve periodo. Mese di Giugno con temperature miti e buona escursione termica. Qualcuno ha un po’ di problemi con peronospora e black rot, ma dipende dalla gestione individuale, quindi non attribuibile a condizioni meteo particolarmente avverse.

Per ora abbiamo effettuato cinque trattamenti di rame e zolfo su vitovska e terrano, e quattro su malvasia istriana, cercando di utilizzare sempre la prima finestra utile e facendo al momento la terza pulizia del verde. Proprio stamane ho fatto un trattamento con caolino per evitare scottature e ridurre lo stress idrico. Speriamo continui così.”

Azienda pionieristica per quanto riguarda la biodinamica in Italia (praticata addirittura dal 1980), ma – come le altre forme di conduzione – purtroppo non sufficiente a risolvere i problemi di questa 2023.

Valerio Noro – Azienda Biodinamica Carlo Noro – Labico (RM) – Lazio
“Ad oggi circa il 50% della produzione è persa per via di peronospora e oidio, la grandine invece ha colpito un nostro appezzamento sotto al Monte Scalambra. In 40 anni non si era mai vista una peronospora così forte, ma è colpa nostra: negli ultimi 20 anni è diventata sempre più aggressiva a causa di meccanismi di resistenza dovuti ai fitofarmaci. In un’annata come la 2023 non c’è agricoltura che tenga, da noi infatti convenzionale e bio hanno gli stessi problemi. Sicuramente avendo terreni più pronti e reattivi possiamo reagire meglio ma il danno maggiore è stato creato sul suolo a causa di continui trattamenti su terreni zuppi.

Il problema è che il viticoltore pensa solo alla vigna, ma venendo da trent’anni di ortaggi e frutticoltura, questi problemi di produzione ci sono sempre stati, anzi solitamente di più nel settore orticolo. Il 100% di produzione in agricoltura non è mai esistito e mai esisterà. Normalmente facciamo sei etichette diverse, quest’anno però penso che concentreremo tutto su un bianco e un rosso.”

Carlo Noro – Labico

Chiusura con un’azienda di grandi dimensioni, che attraverso le sue cinque tenute copre gran parte del territorio siciliano.

Alessio Planeta – Planeta winery – Sicilia
“Per mia esperienza, la Sicilia è una regione dove solitamente gli attacchi di peronospora si vedono una volta ogni dieci anni, e di quella in forma larvata addirittura ogni quindici, quest’anno purtroppo siamo in quello giusto, per le piogge prolungate nei mesi di maggio e giugno e la forte umidità che si è poi generata. Per quanto ci riguarda, direi che tranne alcuni areali, il nostro modo di condurre, tutto in biologico e addirittura in una tenuta in biodinamico, ci ha permesso di tenere sotto controllo il problema.

Abbiamo cinque tenute in Sicilia, tra cui Capo Milazzo, Vittoria e Noto a sud-est, dove di danni praticamente zero anche perché in questa parte della regione non abbiamo avuto tutte queste piogge. Sull’Etna invece è stato più problematico, poiché, a differenza di zone più precoci come ad esempio Noto (dove spesso si inizia la vendemmia intorno al 20 agosto), varietà come nerello e carricante sono più tardive e quindi le piogge sono arrivate in un momento di sviluppo fisiologico in cui la vite è maggiormente suscettibile.

Abbiamo danni del 30% sul nerello e 10% sul carricante, in un’annata in cui di carricante ce n’è abbastanza, quindi le perdite sembrano contenute, mentre il nerello mascalese partiva già con poca uva quindi ne avremo un po’ meno.

Sull’Etna abbiamo anche due piccole parcelle di pinot nero e riesling ma essendo varietà precoci hanno preso l’attacco di peronospora in un momento non sensibilissimo perciò li problemi quasi zero.

Nella parte occidentale, un po’ di danno c’è nell’area di Menfi, dove le varietà autoctone come grillo e nero d’Avola essendo meno abituate alla peronospora sono più suscettibili, ma parliamo comunque di un 5/10%. Adesso poi arriva il caldo che è il miglior rimedio contro la peronospora.

Siccome siamo superstiziosi aspettiamo la fine della vendemmia, dopodiché mi piacerebbe però raccontare la nostra gestione dell’annata, perché in questi giorni ho letto e sentito parecchie inesattezze, tra le quali che la peronospora è cosi diffusa perché ci sono troppe aziende in biologico e che col biologico questa non si poteva arginare. Certo è che molto dipende dalle situazioni, per esempio chi ha suoli argillosi in condizioni di piogge persistenti non può intervenire in modo tempestivo perché in vigna non riesci ad entrare, servirebbe avere le ali. Aspettiamo la chiusura della vendemmia e poi tireremo le somme.”