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6 Luglio 2023

Disfida delle Contee 2023 | È stata una degustazione di vini contadini unica al mondo

Mettetevi comodi, perché qua c’è da raccontare una storia e forse più. La storia di un posto lontano, piccolo, sperduto, dimenticato, dato per morto e scomparso. Uno di quei luoghi dove arrivi e dici: tutto qui?
Sì. Tutto è qui. Tutto.
E anche più di quel che potreste immaginare.

I Tritons e quel che dà vita alle comunità

A San Giovanni delle Contee, su 150 abitanti ci sono almeno 10 musicisti. Intendo persone che nel tempo libero portano avanti le proprie piccole attività tra concerti e serate. 1 musicista ogni 15 abitanti è una media che nemmeno a Cuba. Forse è solo un caso, o forse è il portato di decenni in cui la festa del paese, celebrata la prima domenica di settembre in onore di Maria S.S. Addolorata, era nota in tutti i dintorni per la sua incredibile essenza libertaria ed una scelta musicale che concedeva al liscio – che pure era la musica più in voga – solo la domenica sera, su quasi una settimana di festeggiamenti.

Il liscio venne di fatto boicottato a partire dalla festa del 1973 quando il comitato festeggiamenti, causa un cambio di equilibri interni, vide un radicale rinnovamento della dirigenza. I giovani leoni sangiovannesi che presero in mano le redini dei festeggiamenti erano capitanati da mio zio, Leopoldo Ciuffoletti, ed optarono per una scelta da Rischiatutto: spendere l’intero budget della festa per invitare una band molto in voga in quel periodo: i Tritons (si pronuncia Tritons, esattamente come si scrive).

Gli Ibis, band che differiva da I Tritons solo per il batterista. Foto da discogs.com

Per chi non lo sapesse, i New Trolls sono stati una band di enorme successo in Italia, passando attraverso diversi generi (dal beat al prog, fino al pop melodico) e ancor più cambi di formazione, generando una miriade di gruppi laterali nati dalle continue scissioni interne. Una di queste (in realtà la sottoscissione di una scissione) generò i Tritons. Riprendo le parole del sito italianprog.com “un altro misterioso capitolo nella lunga saga dei New Trolls sono stati I Tritons […] il gruppo riarrangiò il classico dei Rolling Stones Satisfaction che fu un grande successo in Italia e all’estero”.

Ora vi dovete immaginare in uno sperduto paese di una campagna senza nome, tra Toscana e Lazio, dove la mezzadria era stata da poco abolita (ma che sopravviveva in tanti poderi dove stavano famiglie di 10-15 persone) l’arrivo dei Tritons non era una cosa esattamente banale. Capelli lunghi, barbe incolte, pantaloni di pelle, qualcuno forse aveva anche l’orecchino. Se l’idea che una band che all’epoca stava facendo furore, arrivasse nella terra delle Contee, esaltava i giovani sangiovannesi, una consistente parte della popolazione indigena – dal parroco al sindaco di Sorano, passando per ogni contadino del posto e rispettive consorti coi rosari – aveva tutt’altro approccio alla questione.

Le discussioni dell’attesa, tra accuse, recriminazioni e maledizioni indirizzate principalmente a mio zio, animarono i giorni precedenti l’arrivo dei Tritons a San Giovanni delle Contee. Che fu un arrivo in grande stile. Il concerto ebbe a svolgersi in un curioso tripudio di pubblico in parte in piedi, in parte seduto sulle sedie portate da casa nella piazza del paese. Tra qualche capellone indigeno (pochi), qualcuno venuto da fuori (diversi) e parecchie signore coi fazzoletti legati sui capelli e bambini ignari di cosa stesse realmente accedendo. La gran parte degli uomini del paese rimase invece a debita distanza: a bere nel bar del paese, dalla cui porta affacciarsi ogni tanto, per dare un’occhiata agli strani individui, ma anche alle fanciulle che li accompagnavano. Si segnala, nei ricordi di chi c’era, la presenza tra il pubblico in piazza anche di Riccardo Fogli e Patty Pravo.

Riccardo Fogli e Patty Pravo in una foto del 1973 (da Corriere.it)

Anche qui s’impone una parentesi. Proprio in quel 1973 infatti, Riccardo Fogli, ancora componente dei Pooh, lasciò la famiglia e la moglie Viola Valentino (al secolo Virginia Maria Minnetti, che nel 1979 con il nome d’arte di Viola Valentino divenne celebre con l’immortale “Comprami”) per stare insieme a Patty Pravo. Non solo i capelloni, dunque ma anche l’acclarato fedifrago in fuga dopo l’abbandono del tetto coniugale era giunto in quel di San Giovani delle Contee in cerca di una serata di pace, lontano dagli occhi di quei paparazzi che probabilmente non riuscirono mai a raggiungere il paese, lasciando almeno per una sera in pace i due amanti.

Ma torniamo all’arrivo dei Tritons, perché se poi il concerto ci fu e s’impresse nei ricordi di tutti i presenti, nei ricordi di tanti altri – compreso mio zio – a imprimersi fu il momento in cui i Tritons iniziarono le prove. Franco Mastrolia, detto Scandalo – mitico barbiere del paese, amante del rock, del baracchino che aveva montato in casa e sulla sua Ritmo blu piena di adesivi di Hendrix, dei Led Zeppelin, dei Deep Purple, dei Doors (oltre a tenere in bottega qualcuno di quei classici calendari e giornaletti sporchi che gli valevano il soprannome) – mi raccontò che la vicenda andò più o meno così.

“Nzomma arivvonno sti Tritons che attacconno a montà l’impianto, ma ’ns’erano mai visti l’impianti così da ‘ste parti. Fatti conto ’na colonnata di casse, montata nel mezzo de la piazza. Quando attacconno a fa le prove, il chitarrista dette ‘na sghitarata sfondò tutte le finestre delle case davanti. Al tu zio gli toccò nascondisi in soffitta a casa del tu nonno e uscì solo alla sera”.

Di cosa sono fatte le comunità? Di episodi come questo. Del loro essere vissuto e ricordo collettivo. Ho un intero scrigno di ricordi sangiovannesi. Ed ognuno segna la traccia di un legame così stretto che non so più dire dove inizio io e dove invece inizia il paese. Che non è solo ciò che oggi trovereste se aveste la ventura di finirci, ma è tutto ciò che lì ha vissuto da quando ho ricordi e anche da prima. Perché io nel 1973 non ero nato, ma quella storia mi è stata raccontata da tanti. Da mio zio Poldo, che nel frattempo è diventato l’esimio dottor Ciuffoletti, da Franco detto Scandalo, da Giancarlo detto il Nero e da tanti altri paesani. E quel ricordo è diventato mio. La trasmissione dell’essere comunità che va oltre il singolo e attraversa le vite e le generazioni.

Sì, le comunità sono fatte da storie come questa. E per non morire serve qualcuno che abbia voglia di farne vivere di nuove e raccontarle ancora. La Disfida delle Contee nasce da qui.

San Giovanni delle Contee – 24 Giugno 2023 – In attesa della cena della Disfida – Foto di Andrea Moretti

La IV Disfida delle Contee

I GIUDICI
La Disfida delle Contee è una degustazione fatta in piazza. A degustare ci sono professionisti del mondo del vino. Amiche e amici.
Amiche e amici che per un giorno o due vengono a San Giovanni delle Contee e lo fanno a loro spese, per ridare vita ad un borgo, costruire un nuovo racconto, intrecciare il proprio filo alla trama di una comunità. Amiche e amici che accettano di dormire tutti insieme nelle case che affittano i paesani o nella canonica della chiesa messa a disposizione dal prete. Amiche e amici che si fanno giudici seri, ma sorridenti, non di vini prodotti da aziende, ma di vini fatti dalla gente del paese e dei dintorni. Vini artigianali veramente, vini che raccontano di un patrimonio diffuso di conoscenza vinificatoria. Vini storti, imperfetti, ma sinceri e sincerissimi (per citare il libro di uno degli amici venuti a San Giovanni delle Contee quest’anno).

3 erano i panel di degustatori quest’anno, per 3 diverse categorie di vini. Due le categorie dedicate ai soli vini locali, fatti tutti da persone che o coltivano o comprano l’uva e poi la vinificano in proprio (per dirla alla francese ci sono sia recoltant manipulant, che solo manipulant!) più una categoria speciale dedicata a chi coltiva il sogno, il desiderio, la semplice velleità, di costruire domani una piccola azienda. I vini di questa categoria ci sono arrivati sia dalla zona di Sorano e dintorni che da tante altre parti d’Italia, da nord a sud: dal Trentino alla Basilicata, passando per Lombardia, Emilia e zone rinomate come il Chianti Classico. Questo ci ha dato modo di entrare in contatto con tante persone appassionate, facendoci scoprire vini, territori e storie davvero belle. Era un esperimento, vedremo se e come mantenerlo per il futuro.

Ma quel che rileva soprattutto è l’assoluta qualità di questi panel. E non credo di esagerare se dico che, per un giorno, San Giovanni delle Contee è stata la capitale italiana del vino.

La pagina che il quotidiano Il Tirreno ha dedicato alla Disfida di quest’anno.

San Giovanni delle Contee – 24 Giugno 2023 – Le giurie a lavoro – Foto di Andrea Moretti

La giuria dei vini Rossi locali: Leonardo Romanelli, Presidente e gran Decano della Disfida, lo conoscete tutti e non serve introduzione, se non per dire che con sua moglie Daniela sono ospiti sorridenti della Disfida da tanti anni. Leonardo ha saputo calarsi nel clima di paese con una spontaneità incredibile. Vicepresidenti: Raffaella Guidi Federzoni (di cui consiglio la lettura di “Non sono ammesse scorciatoie“) e Nelson Pari, da Montalcino a Londra, passando per la Romagna, il passo è più breve di quel che si possa immaginare. E mi piace citare un episodio di quando Nelson è venuto in epoca di vendemmia e ha trovato le cantine aperte con gente che svinava, travasava, assaggiava e ha esclamato “una roba così pensavo solo in Jura!“. C’erano poi: Antonio Camillo che ha fatto pochi km per arrivare da Manciano; Jacopo Cossater, Verticale, Intravino, Domani e tante altre cose ancora; Dario Marinari, uno dei due ragazzi che danno vita all’azienda I Forestieri e, last but not least, Giampiero Pulcini, che finalmente ho potuto conoscere e abbracciare.

San Giovanni delle Contee – La giuria dei rossi a lavoro – foto di Andrea Moretti

La giuria dei vini Bianchi locali: Alessandro Morichetti, Presidente e… secondo me un paio di giorni da queste parti e diventa più sangiovannese di me. Vicepresidenti: Bernardo ConticellPietro Torrigiani, amici di lunga data, soci occulti di Cantina del Rospo, presenti sin dalla primissima edizione della Disfida, quando eravamo sì e no una ventina di persone a crederci. Giacomo Baraldo, vigneron, amico e produttore di cui ho scritto anche qua su Intravino; Martina Bartolozzi, che racconta e fa conoscere la Toscana al resto del mondo e lo ha fatto anche con la Disfida, scrivendone e accompagnando a scoprirla anche un gruppo di americani che credo siano rimasti davvero sorpresi di ciò che han visto! Francesca Elli, sorriso in vigna di Cigliano di Sopra, venuta con il resto del team (Maddalena e Matteo) di una delle cantine emergenti del Chianti Classico; Andrea Occhipinti persona meravigliosa che fa vini eccezionali in quel di Gradoli, poco più a sud di San Giovanni delle Contee.

San Giovanni delle Contee – Giudici dei Bianchi in posa, con un intruso. Foto di Andrea Moretti

La giuria dei vini di Aspiranti aziende: Federica Randazzo, Presidente di giuria, vice curatrice nazionale della guida di Slow Wine e soprattutto sangiovannese d’adozione, perché è venuta a conoscere il paese più e più volte, con una curiosità ed un affetto che ha conquistato tutti. Stefano Amerighi e Paolo Marchionni erano i vicepresidenti e non potete non conoscerli. Insieme sono perfetti, perché condividono non solo la passione per il vino, ma anche quella per le barzellette ed una sincera amicizia. Insieme a loro Carla Benini, volto gentile di Sassotondo azienda che sta a pochi km da San Giovanni è che è un punto di riferimento assoluto per questo territorio e per i vini da suoli vulcanici e Massimo Casagrande, vignaiolo ed amico da tanti, tanti anni, che con le sue Le Falene (insieme a Vincenza Folgheretti) sta facendo dei vini sempre più centrati, belli e luminosi. C’era poi Italian Wine Drunkposting ritornato protagonista della scena social con provocazioni e meme folgoranti (anche se fanno arrabbiare alcuni), Martin Rance sommelier e formatore Fisar che ha intavolato un gran dibattito con Carla sulla questione dell’amaro (il gusto, non l’Averna) e poi quell’immenso gentiluomo, che ha fatto innamorare tutta San Giovanni delle Contee e che risponde al nome di Thomas Pennazzi, ma a volte risponde anche a quello di Thomas Cognac!

San Giovanni delle Contee – Sabato 24 Giugno 2023 – Uno dei tavoli dei giudici della Disfida

Tutti questi giudici ad assaggiare vini contadini in un paese di 150 abitanti alla periferia del nulla. Sì. È andata proprio così, ma non è ancora tutto!

I CONCORRENTI

Perché se forse i giudici li conoscevate già, senza bisogno della mia introduzione, chi forse non conoscete sono i veri protagonisti della Disfida: i concorrenti, ovvero i vignaioli sangiovannesi e – per questa edizione – anche stranieri. Si tratta di tante, tante persone (19 erano i vini rossi in concorso, 10 i bianchi, 16 i vini degli aspiranti) a riprova di come il fare vino sia un patrimonio diffuso e che si è tramandato per generazioni. Non posso raccontarveli tutti, ma posso presentarvi i vincitori, aggiungendo alcune note generali di premessa.
I vini locali in concorso erano tutti vini d’annata e la 2022 – come nel resto d’Italia – è stata un’annata molto calda e siccitosa. Sia nella batteria dei vini rossi, che in quella dei vini bianchi, a vincere sono stati vignaioli e vinificatori sangiovannesi, che hanno prevalso – anche se di pochi punti di voto – su quelli di altre zone del comune di Sorano e Pitigliano. Credo che questo si possa attribuire ad alcuni fattori, tra cui una maggiore freschezza della nostra zona rispetto ad altre (San Giovanni delle Contee si trova ad un’altezza di 470 m s.l.m. e sta su una terrazza di tufo che guarda un mare d’argilla davanti a sé, con la vista che spazia per decine e decine di km, offrendosi a venti freschi per tutta l’estate). C’è poi da considerare che diversi ragazzi in gamba di Sorano e Sovana hanno concorso nella assai competitiva categoria degli Aspiranti ed infine non va trascurata la spinta a migliorarsi rappresentata dalla Disfida (giunta alla sua IV edizione). Senza dubbio tra i sangiovannesi la Disfida è molto sentita e può aver contribuito ad una maggiore attenzione nel fare i vini e di conseguenza ad una loro migliore qualità media.
Ma forse il mio è solo campanilismo e prendetelo con beneficio d’inventario.

Per i rossi si tenga presente che la gran maggioranza degli uvaggi era a base sangiovese, mentre per i bianchi il vitigno più presente era il trebbiano. Dai commenti raccolti la qualità media dei rossi è andata crescendo rispetto alle passate edizioni, mentre qualche delusione è arrivata dai bianchi, che mediamente avevano sempre meglio figurato nelle scorse edizioni.

San Giovanni delle Contee – Alcuni dei paesani concorrenti. Ultima sulla vostra destra Mario Fiore detto Pippo, vincitore della batteria dei Rossi – Foto di Andrea Moretti

Terzo nella batteria dei Rossi è stato un ragazzo di poco più di 30 anni, Valerio, che coltiva la propria vigna e vinifica le proprie uve insieme al padre, in un poggio chiamato San Leopoldo, non lontano dal paese. Secondo è stato Ostilio, un nome che richiama proprio il mestiere dell’oste, un sorriso contagioso ed una vita spesa in campagna, proprio tra quel mare di crete su cui s’affaccia lo sperone di tufo dove sorge San Giovanni delle Contee. A vincere la batteria dei vini rossi è stato Mario Fiore, detto Pippo. 72 anni vissuti a San Giovanni delle Contee. La vigna, gli ulivi, le patate, la cantina, i bicchieri e mai lo avevo visto sorridere come dopo aver scoperto che aveva vinto.
Credo che non potesse arrivare regalo più bello per il paese: premiare 3 persone che il vino lo fanno sì per berlo, ma tanto per offrirlo.

San Giovanni delle Contee – Tommaso che bacia Pippo appena proclamato vincitore della IV Disfida delle Contee – foto di Andrea Moretti

San Giovanni delle Contee – I miei complimenti a Ostilio – foto di Andrea Moretti

Nella batteria dei Bianchi ad arrivare terzo è stato un habitué della Disfida: Giorgio. Su 4 edizioni ne ha vinte 2 e stavolta si è aggiudicato il terzo posto. Non male per un ragazzo che il vino lo fa per passione insieme al padre e al fratello, ma che di lavoro fa il benzinaio nella stazione di un bar/ristorante/motel sulla strada verso Sorano. Secondo posto ancora una volta per Ostilio, che era a casa a riposarsi, ma che a sera è giunto a prendersi i meritati complimenti e gli abbracci miei e di Antonio Camillo. Secondo nei rossi, secondo nei bianchi: “ovvia tanto male n’l’ho fatto quest’anno” è stato il suo commento.
A trionfare tra i Bianchi è stato però Sergio, suonatore di banjo, custode di una cantina tenuta a regola d’arte nel cuore del paese e coltivatore di alcune piante a piede franco di una varietà piwi (solaris) che vinifica in pochissimi litri (grossomodo una damigiana) e che non tratta in alcun modo. Se pensate che la Disfida sia solo una storia del passato, beh… qui c’è uno sguardo curiosissimo sul futuro.

San Giovanni delle Contee – Sergio, vincitore della categoria Bianchi – foto di Andrea Moretti

C’era poi la competitivissima categoria dei vini di coloro che, per adesso, il vino lo fanno in modo amatoriale, ma accarezzando l’idea di creare in futuro una propria azienda. Questa categoria è stata una novità di quest’anno e pertanto eravamo un po’ impreparati rispetto a quel che poteva venirne fuori. Certo era interessante aprire uno sguardo sull’artigianalità di altre parti d’Italia e per questo abbiamo raccolto i campioni che arrivavano, li abbiamo catalogati insieme e li abbiamo proposti ad una giuria che abbiamo pensato ad hoc.
Certo il lavoro di degustare ed inquadrare questi vini non era facile, dato che si trattava di vini diversi – bianchi e rossi e da parti d’Italia molto diverse fra loro – e con gradi diversi di esperienza di coloro che li avevano vinificati. C’erano vini fatti da chi professionalmente lavora nel mondo del vino (pur non avendo un’azienda in proprio) e altri fatti da ragazzi con poco più di un sogno. Era inevitabile che vi fossero disparità a volte anche profonde (e cercheremo in futuro di trovare i giusti correttivi).
Ma anche in questo caso, oltre gli inevitabili tecnicismi, sono le storie ad essere protagoniste. E poi la bellezza di mettere gratuitamente a disposizione di persone che coltivano sogni, il parere di un panel prestigioso e tecnicamente d’altissimo profilo.

Tra gli Aspiranti, nella selezione dei Rossi c’è stato un parimerito al secondo posto tra due vini molto diversi tra loro, ma entrambi con vicende molto belle alle spalle e forse anche un futuro interessante davanti. Uno si chiama Marzolino, annata 2021, prodotto da Mirco e Giacomo, due ragazzi trentini di 23 anni, enotecnici diplomati a San Michele all’Adige. “Nel 2021 siamo riusciti a scovare una parcella con caratteristiche che ci facevano ben sperare: vecchie viti di un biotipo locale di merlot allevate a pergola sulla collina est di Trento, ai piedi della Marzola, il monte che si affaccia sulla città“. Nome bellissimo, vino ben fatto, secondo posto meritatissimo! A parimerito con un vino il cui nome è, tutto attaccato, Lafelicitàinformaliquida ed è prodotto anch’esso da due ragazzi giovanissimi. “Ci chiamiamo Margherita e Filippo, enologi e vignaioli, amanti della natura e delle cose fatte con le proprie mani. Crediamo che il nostro sia un mondo in cui i dettagli fanno la differenza. […] Questo vino è un 100% Sangiovese proveniente dalla zona di Panzano“. Un vino con dietro tanto lavoro, più selezioni in vigna, affinamento in barrique ed un risultato che ha conquistato una giuria di assoluto rispetto. Chapeau!

San Giovanni delle Contee – Edoardo Ventimiglia di Sassotondo e Margherita la pluripremiata di questa Disfida! – Foto di Daniela Giuliani Guastalla

A vincere la selezione dei rossi di questa categoria è stato un vino locale, che viene prodotto per adesso in via del tutto sperimentale. Sperimentale sì, ma c’è l’intenzione da parte di Cristiano Rivela, imprenditore locale nel campo dell’accoglienza e della ristorazione, di farne qualcosa di più. Sangiovese che viene da una vigna tra l’Elmo e Montebuono, in un posto eccezionale per il Sangiovese di cui gli anziani del posto parlano con toni entusiasti da quando ho memoria. Cristiano ha in animo di aprire una cantina vinicola nella storica cantina della Fortezza di Sorano e questo vino – dove c’è anche un po’ di zampino di Cantina del Rospo – sembra avere tutte le carte in regola per dare soddisfazioni.

San Giovanni delle Contee – La proclamazione dei vincitori – foto di Andrea Moretti

Un vino di Cristiano Rivela è arrivato terzo anche nella selezione dei Bianchi. Un bianco locale a base di Trebbiano e Malvasia (anche qui Cantina del Rospo ha dato una piccola mano) con un po’ di macerazione sulle bucce (annata 2022). Il secondo posto dei Bianchi è andato non troppo lontano, sulle prime alture del Monte Amiata, sotto quel fianco di montagna su cui s’affaccia Piancastagnaio (comune in provincia di Siena). A produrlo sono uve di trebbiano ed un’alleanza di generazioni diverse, tra gioventù di ieri e di oggi: Podere I Chiostri. A vincere questa categoria sono stati di nuovo Margherita e Filippo, stavolta con un bianco che arriva dalle porte di Firenze. “Pod 2022. Si tratta di un 50% Trebbiano e 50% Malvasia, in realtà abbiamo più piante di Malvasia che Trebbiano, ma essendo il Trebbiano più produttivo, la percentuale si riequilibra […] Dopo decantazione statica e fermentazione inoculata, fa un affinamento di 3 mesi in damigiana, con batonnage ogni 2-3 giorni. Sono state prodotte 120 bottiglie“. Tecnica, precisione, voglia di mettersi in gioco.

Ai vincitori, ai vignaioli e vinificatori locali e a tutti gli aspiranti produttori di domani: un grazie per aver spedito e portato i propri vini, per metterli alla prova di una Disfida che non esisterebbe senza di loro. E guardate che non tutti sono disposti a gareggiare, anche solo per gioco, ed accettare il giudizio altrui con il sorriso. Chapeau a voi e cercheremo di darvi sempre più spazio in futuro!

San Giovanni delle Contee – La proclamazione dei vincitori della IV Disfida delle Contee – foto di Andrea Moretti

CHI C’ERA

Ma se fino ad ora vi ho raccontato della Disfida in senso stretto, quello che dovete provare a immaginare sono oltre 250 persone arrivate da ogni parte d’Italia in questo lontano niente. Da Brescia e da Roma, dall’Umbria e dal Piemonte, dall’Alto Adige e persino dal Molise che non esiste come noi! Dagli Stati Uniti!
E c’erano produttori venuti a giocare e sorridere: gli amici di Sassopra, il signor Kurtz, Ugo Contini Bonaccossi, Simone de Le Formiche e altri ancora. “Sai perché ci vengo volentieri? Perché non devo vendere niente, posso portare il mio vino, ma per berlo dopo alla cena e intanto mi diverto ad assaggiare e fare due chiacchiere… e comunque qualcosa di interessante tra questi vini c’era”. C’erano aziende che sono il faro di questa zona, come Sassotondo e Antonio Camillo, e ragazzi che stanno dando nuova spinta al territorio con cantine già nate (Fulgurales e Bagnolungo) e in procinto di partire (Cantina della Luce e Sudato del Diavolo).

San Giovanni delle Contee – Luca Santini (Teatro del Vino), Marco Durante aka Il Signor Kurtz e Francesco Beligni – foto Andrea Moretti

C’era soprattutto chi, senza chiedere niente, si è messo a disposizione per dare una mano. Amici che sono venuti apposta per partecipare e farlo aiutando. Margherita de Il Pingro, azienda che vi consiglio di tenere d’occhio, che mi scrive “io vengo, ma solo se posso aiutare, mi metto al banchino a dare i bicchieri” e Francesco Beligni, factotum entusiasta ed entusiasmante al fianco di Stefano Amerighi: “Se c’è da dare una mano io ci sono, faccio di tutto“. E poi c’erano quegli amici che sono un po’ i compagni di zingarate che mi ricordano sempre di non prendermi sul serio, specie quando parlo di vino. Lavorano tutti per grandi aziende e per un giorno si sono messi a servire vino e bere Camparini facendo più casino loro della folla di gente che li incalzava. Daniele Marconi di Capanna, azienda storica di Montalcino, Giulio Bettarini del gruppo Bulgheroni, Federico Ordile di Barone Ricasoli, Luigi Mazzilli di Bad Spirits e Matteo Fabbri, socio occulto di Cantina del Rospo!

San Giovanni delle Contee – Al banchino dei vini – foto di Andrea Moretti

C’è il vino, sì. Ma c’è l’amicizia, la spontaneità, un po’ di casino, qualche errore, la bellezza, l’imperfezione.
E tante altre persone venute per amicizia, per curiosità, per caso, perché l’ho visto su Instagram, perché volevo vedere com’era e perché “tutto qui?”. Sì. Tutto è qui.

LA ROMAGNA

E c’era anche una mano tesa verso la Romagna. Grazie a Iacopo Casadio, aka Never Wine Alone. Lui (e appena ha finito di degustare anche Nelson Pari) ha allestito un banco di assaggio con grandi, grandi vini di Romagna che sono stati offerti da alcuni produttori eccezionali di quella terra meravigliosa. Che forse ora ha bisogno che non si dimentichi. Non si dimentichi quel che è successo e non si dimentichi la sua bellezza.

Chi ha voluto, ha potuto assaggiare quei vini e lasciare una cifra che Iacopo ha poi versato sul c.c. della Protezione Civile della Regione Emilia Romagna. Una piccola cosa? Forse, ma che ha tenuto accesa l’attenzione, ha mandato un segnale di amicizia e vicinanza, da una terra che della Romagna ha sempre avuto il racconto di quel liscio di cui dicevamo in apertura, terra di briscola, tresette e inviti a far l’amore. Un legame segnato anche, inevitabilmente, dal sangiovese. E alla fine questo è quanto Iacopo ha raccolto e subito versato.

Il versamento sul cc della Protezione Civile della Regione Emilia Romagna

LA COMUNITÀ, LA CENA E IL KARAOKE

Cooperativa di Comunità è l’insieme di due parole bellissime. È lo strumento che sta lavorando per aprire nuove opportunità per il paese. La Cooperativa di Comunità di San Giovanni delle Contee ha permesso di aprire l’Osteria Maccalè e di fornire altri servizi alla comunità e ai visitatori. Adesso il prossimo passo sarà costruire un albergo diffuso e… ancora e ancora. Un lavoro non facile, ché si è in pochi e non sempre le forze sono pari ai sogni, ma qua si è. E almeno c’è uno strumento di lavoro.
Un lavoro non ha spaventato le donne e le ragazze, in primis (ma anche noi uomini e ragazzi) che hanno permesso che il cuore pulsante della Disfida si trasferisse per il corso del paese in una lunghissima tavolata di persone, di bambini, di sorrisi, di dialetti e lingue diverse. Una cena con antipasti, pici, acqua cotta, crostate… e vini che spuntavano da ogni parte!

Se questo luogo conserva la forza di guardare avanti, tanto merito è quello di questa Cooperativa. Fatta in gran parte da donne. E credo non sia un caso. Ma c’è tutto un paese che, con gli inevitabili limiti del caso, sta ripensando la propria vita.

E non va taciuta la forza di sognare. Insieme. Questo è l’unico merito che voglio riconoscermi: aver voluto sognare insieme agli altri. Così è nata Cantina del Rospo, che ha affiancato la Cooperativa di Comunità. Ed è nata quando ho raccontato un sogno a due amici, Tommaso e Olmo, e loro, invece di dirmi che ero scemo, si sono messi a dare forma a quel sogno insieme a me. Una cantina clandestina, che oggi è un’azienda a tutti gli effetti, con la quale cerchiamo di tracciare una strada nostra che tenga insieme il vino e la comunità, la natura e le persone.
La Disfida è nata da qui, con l’idea di non guadagnarci, di non vendere una sola bottiglia del nostro vino (anzi, potenzialmente nascondendolo, per lasciare spazio agli altri), ma di portare nuovi racconti a far vivere San Giovanni delle Contee. Il primo anno eravamo in 25. Il secondo eravamo una 60ina di persone. L’anno scorso già eravamo un centinaio. Quest’anno eravamo più di 250. Ma non sono i numeri. È sognare. Insieme.

San Giovanni delle Contee – I preparativi – foto di Andrea Moretti

San Giovanni delle Contee – Osteria Maccalè – foto di Andrea Moretti

Tommaso+Olmo+Tommaso=Cantina del Rospo – foto di Andrea Moretti

San Giovanni delle Contee – A tavola che è pronto! Con Marco del Santo Bevitore e Maddalena di Todo Modo – foto di Andrea Moretti

Ma non si conclude una cena della Disfida senza il karaoke di Giacomo Laser. Artista, performer, pittore, cantore, altro socio occulto di Cantina del Rospo. Perché il Karaoke è una sfida al pudore e all’imbarazzo. Maledetta primavera ti guarda negli occhi e ti misura. Noi non ci siamo tirati indietro.
Una citazione, variamente attribuita, recita “il vino è il canto della terra al cielo”. Noi, nel dubbio, abbiamo preferito assicurarci che il cielo sentisse.

San Giovanni delle Contee – Karaoke con Giacomo Laser – Foto di Andrea Moretti

Il destino e domani

E allora per un giorno facciamo festa tutti insieme e vinciamo sul destino. Perché San Giovanni e la sua gente un destino lo avrebbero già ricevuto in sorte alla nascita. Ed è lo stesso destino che spetta a tanti paesi simili: scrigni di ricordi, ma senza nessuno che abbia più la forza di raccontarli e trasformarli in futuro. Il destino assegnato è quello del silenzio e dell’estinzione. Ed è un destino ingiusto. Perché ingiusto non è nascere con meno di altri. Quella è la natura e fa parte del gioco. Ingiusto è nascere con un destino segnato. Perché avere meno di altri alla partenza, non è un problema. Ma è intollerabile che, per questo, anche la fine sia già scritta. Questa è l’ingiustizia e alle ingiustizie è giusto ribellarsi. Qua è come se il destino avesse detto “spiacenti, siete nati con meno di altri e il vostro destino è di morire. Presto”. E allora per una notte ci si ribella al destino.
Per una notte vinciamo noi.
Questo è il senso della Disfida.

Stasera vinciamo noi – di Andrea Moretti

Il vino è uno strumento che serve a questo scopo e lo fa benissimo. Perché tiene insieme alto e basso, sacro e profano, pensiero ed ebbrezza. Scioglie gli animi, fa abbracciare le persone e le fa sognare. Dicono sia un veleno. E magari lo è. Ma ci sono veleni ben peggiori. L’indifferenza, l’ignoranza, la stupidità e ce li somministrano quotidianamente senza che s’abbia a scriverlo su nessuna etichetta.
Per una notte vinciamo noi.

Mi piaceva pensarlo. Ma… ma è una bugia. Quella sera era tutto bellissimo e stavo 2 metri da terra. Una piazza piena di persone venute a San Giovanni delle Contee per una cosa organizzata proprio per stare insieme e fare festa. Sì avevamo vinto.
Ma mentre poi tutti mangiavano mi è venuta voglia di mettere un po’ a posto e stare per conto mio. E guardavo sotto le persiane chiuse delle case vuote del paese. Ed era lo stesso nodo alla gola di quella sera che mi venne in mente di fare Sciornaia. Lo stesso nodo alla gola del ricordo delle persone che vivevano in quelle case.
Avrei dovuto averla prima questa idea, quando ancora era possibile. Perché ora fingiamo di vincere noi. Ma è la sceneggiata di una sera. Perché il destino è lì nascosto dietro quelle finestre buie e aspetta di spegnere le poche altre luci rimaste. Ci lascia fare festa per una sera. Ma ci aspetta silenzioso per tutti i giorni e le notti dopo. E mi ha fatto triste e mi ha fatto rabbia.

Il destino è lì che ci aspetta – foto di Andrea Moretti

E allora ha vinto lui.
No. Allora bisogna fare di più. Una festa è già importante, ma bisogna pensare oltre, bisogna pensare ancora e trovare ancora il modo per non lasciarlo vincere. Servirebbe la politica, servirebbe di ripensare al dato per ovvio. La proprietà privata è importante, ma non è sacra. Non può essere inviolabile. Quelle case chiuse conservano ricordi, ma potrebbero essere riaperte e illuminate di nuovo se non ci si arrendesse all’ovvio. E anche le terre potrebbero tornare ad essere curate. E … non lo so, ma io con quel nodo alla gola non ci so convivere e l’idea che il destino vinca mi fa rabbia.

E allora qualcosa ancora si dovrà pensare, qualcosa ancora si dovrà fare. Radicale nel pensiero. Collettivo nel modo.
Era la IV Disfida delle Contee. Grazie a tutti, di cuore, per averle dato vita.
Grazie.

E grazie per chi ci sarà ancora negli anni a venire. Siamo gente di altri tempi. Speriamo futuri.

… ieri al campetto di San Giovanni c’erano dei bambini che giocavano a pallone. 2 italiani, 2 marocchini, tutti e 4 sangiovannesi. Quella cosa mi ha sciolto per un attimo quel nodo che avevo in gola. E poi al resto ci ha pensato il karaoke.
W San Giovanni delle Contee.

W la Disfida delle Contee.

[A questo link una selezione il più ampia possibile delle foto di Andrea Moretti, a cui va un grandissimo GRAZIE per aver immortalato tutto questo.]