L’ultima edizione della sessione più importante, almeno a livello numerico, del Concours Mondial de Bruxelles si è tenuta a Poreč, in Istria. È stata infatti la cittadina croata a ospitare a maggio gli oltre 300 tra giurati e giurate provenienti da 50 nazioni che anche quest’anno hanno assaggiato più di 7.500 vini da ogni parte del mondo. Qui i risultati, con un exploit della Toscana.
Occasione buona non solo per confrontarsi con persone provenienti da tutto il mondo ma anche, e soprattutto, per immergersi nelle produzioni locali attraverso masterclass, banchi d’assaggio, visite in cantina. Una panoramica che seppur concentrata in pochi giorni ha restituito un territorio in cui il vino è grande protagonista, sia in bianco che in rosso.
Un paio di coordinate: la Croazia è divisa in due grandissime macroaree molto diverse tra loro dalla catena montuosa delle Alpi Dinariche, che segue la costa. A sua volta l’area costiera presenta peculiarità e tradizioni specifiche che vengono per convenzione raggruppate in altre due regioni, quella della Dalmacija, a sud, e quella dell’Istra e del Kvarner a nord. In Croazia, tuttavia, non esiste un sistema di classificazione comparabile a quello italiano, o francese, o spagnolo. I vini non hanno denominazioni di origine e vengono classificati in base a criteri qualitativi non tanto geografici quanto in base alle caratteristiche dei vigneti da cui vengono prodotti. Ecco quindi “Vrhunsko Vino” (vino di qualità premium), “Kvalitetno Vino” (vino di qualità), “Stolno Vino” (vino da tavola).
Ma veniamo all’Istria e ai suoi vini.
1 – Il clima della regione è mediterraneo ma influenzato dalle vicine Alpi. Le montagne portano aria fresca, specie la sera, che da una parte prolunga la stagione ritardando la maturazione delle uve, dall’altra ne mantiene alta l’acidità. Durante il giorno è regione quasi del tutto esposta alle brezze provenienti dal mare, condizione ottimale per la salubrità dei vigneti. Le precipitazioni annue sono comprese fra 600 e 1.200 millimetri, con una media di 800. La siccità come in molte altre zone rappresenta una preoccupazione sempre crescente. I vigneti si trovano ad altitudini comprese fra il livello del mare e i 400 metri.
2 – I terreni della regione si dividono in tre diverse tipologie, che possono qua e là sovrapporsi. Le terre cosiddette “rosse”, il cui colore è dato dall’elevato contenuto di ferro, si trovano soprattutto nelle aree più vicine alla costa e ospitano per la grande maggioranza vitigni a bacca rossa. Nelle poche zone costiere, quindi su terra rossa, in cui si coltivano varietà a bacca bianca si ottengono vini ben più strutturati rispetto alla media regionale.
I terreni “grigi”, Flysch, ovvero una succesione di diversi tipi di terreni che sono scivolati l’uno sull’altro come arenarie, marne, argille, si trovano nelle zone centrali e sono adatti alla coltivazione di varietà a bacca bianca. Qui i vini hanno buoni livelli di acidità, una discreta aromaticità e medio corpo. I terreni “bianchi” sono simili a quelli “grigi” ma presentano maggiori percentuali di calcare. Sono tipici dell’entroterra e in particolare nelle zone della regione più elevate. È da questi terreni che si producono i vini più freschi e, almeno sulla carta, più fini.
3 – Come quasi tutte le zone che si affacciano non solo sull’Adriatico quella istriana è viticoltura che affonda la propria storia nei millenni. Ad oggi gli ettari coltivati sono circa 4.000, in cui trovano casa varietà anche molto diverse tra loro anche se sono 3 quelle più note, con la prima a fare la parte del leone.
La malvasia istriana è presente in zona da tempo immemore anche se la prima menzione ufficiale risale alla Mostra del vino di Zagabria del 1891. Nella storia è stata spesso etichettata come sola Malvasia (a volte Bianca), creando un po’ di confusione. Si tratta infatti di vitigno unico, autoctono, che nel corso dei secoli ha superato diversi confini stabilendosi soprattutto a nord-ovest, in Slovenia e in Italia, in Friuli-Venezia Giulia. Il vino? Abbastanza alcolico, piacevolmente aromatico anche se di rado incisivo. Una scelta soprattutto stilistica, che lo vede nella grande maggioranza dei casi vinificato e lasciato brevemente maturare in sole vasche di acciaio. Soprattutto commercializzato alla svelta, la primavera successiva alla vendemmia. Ne risultano vini nelle versioni “fresche” molto immediati, semplici, destinati soprattutto all’enorme numero di turisti che durante l’estate affollano le spiegge della regione. Più intrigranti le versioni “riserva” specie quando non troppo segnate dal legno. Vini che mantengono una certa dinamicità, saporitissimo e di discreto spessore. Interessanti anche quelle Malvazija vini figlie di una più o meno lunga macerazione sulle bucce, pratica che per quanto residuale restituisce bianchi di buono spessore in un contesto di diffusa freschezza.
È accertato fosse il teran il vitigno più coltivato in Istria nel corso dell’Ottocento, dove occupava circa l’80% della superfice vitata regionale. Oggi le proporzioni si sono più che invertite, con appena 230 ettari destinati a questa varietà così peculiare. A lungo confuso con il refosco, si tratta dello stesso vitigno che identifica il Carso, sia sloveno che triestino. Il vino è ricco di colore, concentrato, nelle versioni giovani violaceo. Frutta, frutta e ancora frutta nera e rossa oltre a un’acidità caratteristica e un elevato estratto. Un vino inconfondibile, che in Istria esprime una freschezza più contenuta e quasi sempre una maggiore rotondità anche quando vinificato e lasciato maturare in contenitori inerti. Una scelta soprattutto stilistica che vede a monte la volontà dei vignaioli locali di ottenere un vino ben più morbido rispetto al Terrano che siamo abituati a bere nei dintorni di Trieste.
Bonus: nonostante il nome richiami inevitabilmente alla più importante regione francese e al pinot nero, il borgonja è in Istria sinonimo di blaufränkisch. Coltivato soprattutto intorno ai centri di Višnjan e di Poreč porta a vini rossi di discreta finezza, distesi, molto profumati e facili da bere.
[mappa: Visit Croatia; immagini: Concours Mondial de Bruxelles, Vinistra]