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17 Marzo 2023

Com’è il secondo vino di un grandissimo produttore (Chateau Margaux)

L’occasione fa l’uomo ladro e dopo il piccolo vino di un grandissimo produttore ci sono ricascato: come sarà il second vin di un grandissimo Chateau di Bordeaux? Ho pescato un’annata buona (1998) a un prezzo “vantaggioso” (150 €) del Pavillon Rouge di Chateau Margaux, conservato per un mesetto e poi avidamente stappato con tutte le aspettative del caso.

E quindi…

Un inizio timido e un po’ legnosetto mi ha fatto pensare al peggio ma se c’è una cosa che ho imparato sui Bordeaux è che sono come un diesel: partono lenti e rumorosi ma quando entrano in coppia iniziano a correre, trainando gusto, piacere e stati d’animo di chi li beve. Dopo neanche un’ora infatti così è stato: fragole in confettura e sottobosco, poi cenere, cuoio, pepe nero, beva carnosa ma comunque pimpante orchestrata da una vivacissima acidità e un tannino sabbioso che abbranchia lingua e gengive senza però affaticarle.

Ha concentrazione e complessità del grande vino ma non quella pesantezza che ti impedisce di finire una bottiglia in una serata, mi sono anzi dovuto trattenere. Riesco a diluire la bevuta in qualche ora e ogni tanto il vino va in standby, come se volesse riposarsi un po’, ma quando recupera ossigeno si rianima, mostrando ancor più classe e ampiezza, con note ferruginose, ancora frutta e polvere da sparo. Wow! Vino che dopo 23 anni è in uno stato di forma eccezionale e che ne avrebbe almeno per altri 10-15, un integrità pazzesca che normalmente mi stupirebbe se non fosse che parliamo di Bordeaux, dove la longevità media dei vini è paragonabile a quella degli abitanti di Ravenna.

Pavillon Rouge è composto da un blend di cabernet sauvignon (75%), merlot (20%) e petit verdot (5%), fermentati in botti di rovere, che riposano poi dai 18 ai 24 mesi in barrique al 50% nuove. Nasce da un’idea che risale addirittura al 17° secolo, anche se solo dal 1908 viene chiamato così (in precedenza commercializzato come Château Margaux 2eme vin). Negli anni ’30 ne viene interrotta la produzione, che poi riprende con l’arrivo del nuovo proprietario di Chateau Margaux (André Mentzelopoulos), che lo ha rilanciato nel 1978. La creazione di un terzo vino nel 1997 (chiamato semplicemente Margaux) ne ha aumentato l’importanza: da quell’anno in poi infatti si divide col grand vin due terzi dei vigneti aziendali, beneficiando però delle uve provenienti dalle parcelle più giovani.

Il caso ha poi voluto che, pochi giorni prima di bere questo vino, mi sia capitato di incontrare proprio Chateau Margaux in una super degustazione alla cieca. Ma questa è un’altra storia…